Caccia F35
Caccia F35
  • Categoria dell'articolo:Economia e Politica
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Dopo l’ articolo sugli F35 abbiamo avuto delle critiche da parte di amici che ci hanno fatto notare come l’aereo è un rottame e non si può andare avanti con un progetto del genere, gettando soldi pubblici.

Evidentemente non siamo stati abbastanza chiari. Di tecniche militari e di aviazione ne capiamo zero, non lo so quali sono le caratteristiche dell’aereo, né mi interessa.

L’F35 è un rottame? Non è buono per farci la guerra? A Roma direbbero “E sti cazzi!?”.

Non è questo il punto. Probabilmente è vero che l’F35 è un aereo non adatto, che ha tanti difetti, che si tratta di un progetto non adatto alle reali esigenze delle Nazioni che lo stanno sviluppando, ma vado anche oltre, per me potrebbe anche non volare. Ecco, diciamo che l’aereo non ha la capacità di volare. Partiamo da questo punto e andiamo avanti.

Secondo me, comunque, si tratta di un aereo che dobbiamo acquistare, anche se utile solo per essere esposto in un museo.

Ora seguitemi nel mio ragionamento e vediamo se arriviamo a un punto in comune.

L’Italia paga 12 miliardi per avere 90 velivoli. 12.000.000.000 / 90 = 133.333.333. In pratica ogni aereo costa 133 milioni, da ammortizzare in circa 20 anni (l’acquisto viene ammortizzato nella metà della vita del velivolo, avendo davanti 40 anni di vita, saranno ammortizzati in 20 anni).

Primo dato utile, quindi, il costo: 133 milioni ad aereo.

Sappiamo, avendolo detto anche nell’altro articolo, che l’aereo si compone di tre parti: software, licenze/progetto e ferro (la costruzione dell’aereo vero e proprio). I primi due spettano alla casa madre, la Lockheed Martin, mentre la costruzione, per il 90% è italiana (Alenia e altre aziende). Non ho i contratti sotto mano (li ha solo il Ministero della difesa), ma ipotizzo che il 40% del costo sia sul software, il 20/25 sulle licenze e stando bassi mettiamo il 35% sulla costruzione del velivolo.

All’Italia quello che interessa direttamente è il costo di produzione, poiché è quello su cui guadagnerà. Quindi il 35% di 133 milioni = 46.55 milioni. Di questi all’Italia andrà il 90% perché questo è il proprio peso, ma stiamo bassi e mettiamo il 70%, stiamo parlando di 32 milioni ad aereo che saranno guadagnati da aziende italiane.

Sappiamo che i contratti prevedono che si costruisca in Italia il 100% della componentistica degli aerei italiani e il 50% degli aerei acquistati da USA e UK.

Abbiamo quindi che l’Italia acquisterà 90 aerei e con i calcoli appena fatti (90 x 32 milioni) avremo un guadagno per le aziende italiane di 2.880 milioni, quindi quasi 3 miliardi della spesa del Ministero della difesa rimarrà ad aziende italiane. Ok accantoniamo questa cifra, arrotondiamo in difetto, e diciamo che le aziende italiane hanno già guadagnato 2.5 miliardi.

L’USA acquisterà da programma:

  • United States Air Force: 1763 F-35A;
  • United States Navy: 250-430 F-35C;
  • United States Marine Corps: 350 F-35B

Mentre la Gran Bretagna ne acquisterà 48 di tipo F-35B.

Totale tra USA e UK siamo a 2.384, prevedendo che di tipo F-35C gli USA ne acquistino il minimo, quindi tagliando ancora in difetto. Sulla metà di questi l’Italia produrrà il solito 90%, quindi ancora 32 milioni ad aereo per 1.192 (il 50% di 2.384) = 38.144 milioni. Stiamo parlando di altri 38 miliardi di dollari arrotondando sempre in difetto (e non di poco).

Solo così siamo arrivati a guadagni per 40.5 miliardi di dollari (38 + i 2.5 italiani) a fronte di una spesa di 12 miliardi. Si tratta di un utile di 28.5 miliardi e abbiamo sempre tagliato a difetto, stando sempre bassi nelle stime.

Oltre al guadagno, come da accordi che riporto:

la fruizione da parte dell’Italia dei risultati delle attività di ricerca relative al programma;

Quindi avremo anche accesso alla ricerca militare fatta sull’aereo.

Se il programma F35 si chiudesse qui, avremmo comunque fatto un bel guadagno. Ma a Cameri si assemblano anche tutti gli aerei europei, UK e italiani inclusi, quindi alla cifra appena detta va aggiunta qualcosa. Lasciamo però perdere e teniamo i 28 miliardi di utile (abbiamo tagliato in difetto di un altro mezzo miliardo).

Se in Italia si assemblano tutti i velivoli europei, qualsiasi Nazione del vecchio continente facesse ordini ci darebbe comunque lavoro. Sappiamo che l’Olanda si è impegnata per 85 velivoli, Turchia 100, Norvegia 48, Danimarca 48 per un totale di 281 aerei. Diciamo, per essere pessimisti, che la metà di questi impegni verranno disdetti, avremmo comunque 140 velivoli costruiti, sui quali l’Italia dovrebbe costruire il 100% di ali e cassoni, oltre all’assemblaggio, quindi 140 x 32 = 4.480 milioni di dollari. Tagliamo sempre per difetto e diciamo che sono altri 4 miliardi di introiti che sommati ai 28 miliardi di utile che riportavamo siamo a 32 miliardi.

Infine, ultima nota a latere, Cameri dal 2022 diventa un polo per la manutenzione degli aerei venduti nel bacino euro-mediterraneo. L’Italia per 90 velivoli pagherà 500 milioni/anno di manutenzione, quindi la manutenzione di ogni aereo costerà circa 5.5 milioni di dollari all’anno e lo stabilimento Piemontese può ospitare fino a 500 aerei. Significa che potenzialmente potrebbe arrivare un flusso di lavoro continuo di 2.750 milioni a pieno carico moltiplicato per 40 anni (vita dell’aereo) stiamo parlando di 110.000 milioni (110 miliardi). A questi togliamo i 20 che pagherà lo stato italiano risulteranno 90 miliardi di utili. Magari, come se non avessimo già tagliato abbastanza, facciamo che il 30% di questi vadano alla casa madre, solo perché ha il proprio logo stampato sulle macchine, all’Italia rimangono 63 miliardi. Al solito tagliamo in difetto, facciamo 60 miliardi di utili. Anzi, siamo proprio pessimisti, diciamo 50 miliardi e sommiamoli alla produzione che era di 32 miliardi, per un totale di 82 miliardi in 40 anni, circa 2 miliardi di guadagni l’anno.

Come da programma:

dal punto di vista industriale, l’F-35 sosterrà la produzione dell’industria aeronautica italiana per i prossimi anni. L’indotto include grandi aziende e piccole medie imprese nelle maggiori regioni italiane. Il ritorno tecnologico-industriale è legato alla Final Assembly and Check Out (Faco) di Cameri, che darà occupazione a 1.500 persone e circa 10.000 con l’indotto. La Faco sarà pronta nel 2014 per iniziare la produzione nel 2016, ed è previsto che rimanga attiva per almeno 40 anni.

Insomma, gli F35 consentono di assumere circa 11.500 persone per i prossimi 40 anni.

Calcolando IVA, IRPEF e il resto delle tasse in pratica lo Stato questi aerei non li sta pagando, sta importando lavoro e soldi dall’estero a costo quasi zero.

Detto tutto ciò, anche se gli aerei fossero dei pezzi da museo, e non volano, spero vivamente che il programma vada avanti. L’unico momento in cui noi dovremmo rifiutare il programma, tornando indietro, è se gli USA, maggior “consumatore” di questi velivoli dovesse tornare indietro o decidere di diminuire pesantemente il numero di acquisti. In quel caso, per non rimanere con il cerino in mano, dovremo essere svegli e reattivi. Per ora gli USA sono convinti di finire gli sviluppi programmati, quindi con 82 miliardi di utili (facendo sempre calcoli con tagli per difetto e mai per eccesso) dormiamo sonni tranquilli.