Fusione EssilorLuxottica
Fusione EssilorLuxottica

Unire due giganti come la francese Essilor e l’italiana Luxottica non è un’operazione semplice. In questo ottica va letto l’enorme tempo impiegato dall’annuncio alla fusione vera e propria.

D’altro canto, unire due società che hanno brand e interessi in USA, Brasile, Cina, Europa e in praticamente tutte le nazioni del globo, richiede tanta burocrazia e una serie di autorizzazioni che hanno bisogno di tempo.

L’annuncio della fusione è avvenuto il 16 gennaio del 2017 ma la fusione vera e propria prende corpo solo a ottobre del 2018, precisamente il primo del mese.

Condizioni della fusione

Dopo aver ricevuto il via libera dagli antitrust della Comunità Europea, di quella americana, cinese e canadese, la fusione tra i due colossi avviene attraverso l’apporto delle quote Luxottica di proprietà di Delfin, la cassaforte lussemburghese di Leonardo Del Vecchio, in Essilor. Quindi, tecnicamente, è Essilor che acquisisce Luxottica.

Per ogni azione di Luxottica agli azionisti vengono consegnate 0,461 azioni della nuova società.

Dopo l’apporto Essilor cambia nome e diventa EssilorLuxottica.

In base alle quote azionarie precedenti alla fusione, il nuovo azionariato diventa il seguente:

  • Delfin S.a.r.l. 32,2%
  • Dipendenti di Essilor 4,3%
  • Flottante: 63,4%

Il colosso viene quotato a Parigi, già casa di Essilor, e grazie al successo dell’OPS lanciato su tutti gli azionisti (risultato oltre il 95% di scambio), la società viene delistata da Milano.

Marchi e mercato di EssilorLuxottica

Grazie all’apporto congiunto dei vari marchi, il nuovo gruppo può contare su brand come:

  • VogueEyewear
  • Ray-Ban
  • Su licenza
    • Armani
    • Prada
    • Chanel
  • Varilux
  • Crizal
  • Eyezen
  • Transitions
  • Costa
  • Foster Grant
  • Bolon

Il mercato, è evidente anche guardando i brand, è quello delle lenti e degli occhiali, con una presenza che diventa quasi un monopolio.

Struttura societaria

Alla guida della nuova EssilorLuxottica si mette l’ex proprietario di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, che ricopre il ruolo di presidente; i manager di Essilor, secondo azionista, esprimono la figura di Hubert Sagnières come vice-presidente.

Due ruoli differenti ma con pari poteri esecutivi.

Le frizioni tra le anime italiane e francesi

Sin dalla fusione però, all’interno dello schema qualcosa non funziona.

Si parte già con la quotazione: Del Vecchio ha sempre desiderato che l’azienda avesse una doppia presenza, sia sul mercato di Parigi che su quello di Milano. I francesi però non la pensano allo stesso modo e alla fine fanno fare il delisting da Piazza Affari.

Lo scontro vero però arriva nel momento in cui bisogna nominare il CEO, quindi a cavallo tra fine 2018 e inizio 2019, in questo frangente Leonardo Del Vecchio spinge per avere alla guida della società l’ex Amministratore Delegato di Luxottica, Francesco Milleri, nome che però per i francesi è troppo legato all’anima italiana dell’azienda e quindi indesiderato.

La goccia che fa traboccare il vaso arriva a inizio 2019, quando Hubert Sagnières avrebbe assunto 4 manager, senza condividere la scelta con il cda. Del Vecchio lo spiega bene in un’intervista a Le Figaro, che fa seguito a una nota della società, in cui si accusano ex manager di Essilor di tenere un comportamento contrario agli accordi raggiunti in fase di fusione.

Il manager francese risponde il giorno dopo a Del Vecchio dicendo:

un certo numero di sue mosse (di Del Vecchio ndr) riflette di fatto un tentativo di prendere il controllo del nuovo gruppo, senza riconoscere alcun premio agli azionisti

Si tratta di scontro aperto e senza ostaggi.

Passa una sola settimana e Delfin deposita domanda di arbitrato presso la Camera di Commercio Internazionale per:

per fare accertare le violazioni dell’accordo di combinazione del 2017

Il rilancio

Nessuna informazione si ha più sul litigio, anzi, nel luglio del 2019 EssilorLuxottica lancia un OPA sull’olandese GrandVision, operazione da chiudere entro 24 mesi dall’annuncio.

Ovviamente l’antitrust sta facendo gli straordinari, poiché, in caso di successo dell’operazione, la nascente sarebbe veramente un colosso mondiale, ma questa è un’altra storia…