Certificati d'investimento
Certificati d'investimento
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Un certificato d’investimento è un prodotto offerto da una società d’investimento o da una società di brokeraggio, progettato per offrire un rendimento competitivo ad un investitore.

Un certificato permette all’investitore di effettuare un investimento e di guadagnare un tasso d’interesse garantito per un periodo di tempo predeterminato. Le regole e le specifiche del prodotto possono variare a seconda della società che vende i certificati.

Storia dei certificati

Il certificato d’investimento fu introdotto per la prima volta al pubblico nel 1894 da John Tappan, il fondatore dell’allora Investor’s Syndicate, oggi noto come Ameriprise Financial.

Il sindacato degli investitori commercializzava il prodotto come certificato di importo nominale. Esso consentiva all’investitore di depositare una somma di denaro selezionata nel certificato e a sua volta l’investitore avrebbe ricevuto un tasso di interesse garantito dopo un periodo di tempo prestabilito. Dopo che il periodo di tempo selezionato era trascorso, o alla scadenza, il capitale e gli interessi venivano restituiti all’investitore.

Condizioni dei certificati

A seconda dell’istituto finanziario, i certificati possono offrire diverse opzioni di durata. Consentendo all’investitore di scegliere una durata (tipicamente tra 3 mesi e 3 anni) e di guadagnare un tasso d’interesse garantito in determinate condizioni.

Esistono tante tipologie di certificati, tipicamente sono tutti legati a un sottostante con un tasso d’interesse legato al mercato azionario, oppure all’indice S&P 500, ad altri indici e persino a valori di Forex.

In pratica si tratta di strumenti derivati cartolarizzati emessi da banche di investimento o da emettenti autorizzati.

L’emittente crea un basket di opzioni sottostanti, attraverso operazioni effettuate OTC (Over The Counter). Questo in realtà a voi interessa relativamente, poiché ciò che dovrete sapere è come si comporta ogni singolo certificato e quali rischi si corrono.

I certificati vengono quotati e tradati sul SeDex.

Cosa guardare quando si acquista un certificato d’investimento

Ci sono una serie di parametri che vengono indicati nelle condizioni dei certificati, questi parametri, che a breve andremo a vedere, sono la base del certificato stesso e faranno scaturire un guadagno o una perdita per l’investitore.

Il mix dei seguenti parametri permette di creare dei prodotti molto differenti tra di loro, quindi è bene che l’investitore prenda subito coscienza e sia confident con i seguenti termini:

Emittente
si tratta della società che emette il certificato e che a sua volta opera nel basket delle opzioni. Attenzione, quello che è da sapere è che i certificati sono emessi e garantiti dall’emittente, significa che se l’emittente fallisce lo strumento si azzera e quindi avrete perso i vostri soldi. Per questo motivo è importante controllare il rating dell’emittente (A, A+, BBB, ecc) prima di investire.

Valore nominale
Si tratta del valore di emissione o del valore a scadenza dello strumento, tipicamente parliamo di 100 euro oppure di 1.000 euro, dipende dalla tipologia di strumento.

Prezzo di emissione
Non tutti i certificati sono emessi al valore nominale, in alcuni casi, proprio per dare sin da subito un bonus all’investitore, questi vengono emessi a prezzo leggermente più basso. Per esempio, prezzo nominale di 100 euro e prezzo di emissione di 98,50 euro; ciò implica già un guadagno di circa 1,5% per chi acquista lo strumento all’emissione.

Prezzo di acquisto
Se non acquistate lo strumento all’emissione il prezzo potrebbe essere ben diverso da quello nominale. Diffidate da prezzi troppo bassi perché c’è sempre un motivo, nessuno regala nulla e se il prezzo dello strumento è basso c’è un motivo.

Durata
Ovviamente lo strumento ha una scadenza alla quale si valuta la performance del sottostante e viene condizionalmente restituito il valore nominale. La durata tipica va dai 3 mesi ai 4 anni. Complesso trovarne di 3 mesi e di 4 anni, più tipici da 6 mesi a 3 anni.

Strike price
Si tratta del valore iniziale dello strumento sottostante, per esempio, se venisse emesso oggi un nuovo certificato con sottostante Unicredit, questa avrebbe uno Strike Price di 6,50 circa.

Sottostante
I sottostanti possono essere tanti, quindi un paniere, oppure solo 1. Ovviamente, essendo il certificato legato alle performance del sottostante, bisogna fare molta attenzione cosa si sta comprando e quanto determinati eventi possono accadere.

Frequenza cedola
La frequenza di stacco delle cedole, che può andare dal mese ai sei mesi, o a scadenza del certificato. In alcuni casi potrebbe esserci il caso di prima cedola pagata a distanza di più mesi per poi continuare con cedola mensile.

Cedola mensile
Si tratta del valore della cedola, cioè ciò che riceverete mensilmente con quello strumento. Spesso questa cedola è condizionata a un prezzo del sottostante.

Barriera
Questo è il dato più importante perché rappresenta il livello di prezzo sotto il quale lo strumento non paga la cedola, durante il corso della vita, oppure vi fa perdere soldi al momento della scadenza.
Tipicamente la barriera viene posta a una distanza di 60/70% dal prezzo iniziale, quindi, nell’esempio di prima di Unicredit, la barriera (poniamo al 60%) verrebbe fissata a 3,9 euro. Se Unicredit scende sotto questa barriera ci sono delle complicazioni. In alcuni casi la discesa sotto la barriera fa rimborsare in anticipo lo strumento, registrando una perdita che replica il sottostante; nell’esempio, in questi casi, avreste perso il 40% del valore nominale.

Multiplo
Si applica solo ad alcune tipologie di certificato e rappresenta il numero di azioni del sottostante che sono quotate all’interno di una unità del certificato. Nell’esempio di prima, di Unicredit, quante azioni a 6,50 euro entrano in 100 euro? Ecco il multiplo.

Fiscalità dei certificati

Un punto fortemente a favore dei certificati è la loro fiscalità. Infatti, non essendo uno strumento a rendimento certo, ma essendo basato sulla performance del sottostante e quindi pagando importi aleatori, rientrano nei “Redditi diversi”, ciò permette, attraverso le plusvalenze da certificati, di recuperare minusvalenze fatte su ETF o su fondi.

L’aliquota di interesse dello stato è comunque del 26%, come delle semplici azioni o altri strumenti.

Altro punto a vantaggio è la mancanza (o parte di essa) della Tobin Tax. Infatti la tassa deve essere pagata solo se i sottostanti superano per peso almeno il 50% del paniere, inoltre l’emittente permetterà sempre una Tobin Tax leggera poiché è applicata sul controvalore delle transazioni e comunque alleggerita del 20%.