Non è certo una novità che in un’assemblea dei soci, di qualsiasi azienda quotata, a pesare non siano le teste ma le quote possedute. È naturale e anche logico…
Però, quando in un’assemblea degli azionisti, come quella andata in scena ieri per Atlantia, si mette in discussione un punto (in tal caso la proroga per la scadenza del Dual Track per la scissione di Autostrade) e i voti si dividono così:
- 2 voti negativi
- 1.167 voti positivi
- 12 voti astenuti
È abbastanza evidente che gli interessi della maggioranza degli azionisti differisce da quei 2 voti. In tal caso, la scissione di Autostrade con la nascita di Autostrade Concessioni e Costruzioni che avrebbe avuto le quote scisse da Atlantia, era nell’interesse della maggior parte degli azionisti, infatti allineatesi al fondo TCI, secondo azionista di Atlantia, ma non (evidentemente) nell’interesse di Edizione, cassaforte della famiglia Benetton, e Fondazione CRT.
Per questo motivo, quando guardiamo le quote azionarie come hanno distribuito le votazioni, abbiamo:
- 48,06% voti negativi
- 51,80% voti positivi
- 0,14% astenuti
Come si nota, anche alla conta delle quote, il sì avrebbe vinto in valore assoluto, peccato che per la proroga fosse necessario raggiungere i 2/3 dei votanti, quindi il 66,34% di quote e il sì non ce l’ha fatta.
In Atlantia, c’è un interesse comune che porta alla scissione e questo è messo da parte per l’interesse di due azionisti, che controllano l’azienda, e che non vogliono la scissione. Ognuno tragga le proprie conclusioni…
Ciò che rimane sul tavolo è un’offerta di Cassa Depositi e Prestiti, su cui ci si aspetta un miglioramento e se le basi sono quelle di questo voto, la cessione appare certa a “qualsiasi prezzo”.