Con l’annuncio dell’incarico a Mario Draghi come Presidente del Consiglio si torna a parlare con insistenza di spread.
In passato abbiamo già più volte spiegato cosa è lo spread, qui facciamo un breve riassunto.
Cosa è lo spread
Lo spread è la differenza di rendimento di Buoni del Tesoro Pluriennali rispetto all’omologo della nazione leader in Europa, in questo caso della Germania.
Quindi, se il rendimento dei BTP italiani è (per esempio) a 0,70% e quello dei bund tedeschi è a -0,10% avremo uno spread di 80 punti.
Giusto per dare dei riferimenti reali, in questo momento il rendimento dei titoli italiani è a 0,543 mentre quello tedesco a -0,457, il che significa che siamo su uno spread di 100 circa.
Rendimento dei BTP
I BTP italiani hanno un’emissione con valore nominale a 100, questi poi vengono scambiati sul mercato secondario e il prezzo può variare, andando in su o in giù.
A ogni BTP viene assegnato un valore della cedola, che è un’espressione degli interessi che lo Stato pagherà periodicamente agli investitori.
Per i BTP le cedole sono semestrali e l’indicazione del rendimento annuo viene indicato nel titolo delle obbligazioni stesse.
Per fare il calcolo dei rendimenti facciamo un esempio concreto, prendendo proprio il BTP con scadenza al 2021, quindi un decennale.
Prendiamo come esempio il BTP-1MG31 6% e vediamo come nel nome sia già espresso tutto il necessario per comprendere scadenza (1 maggio del 2031) e cedola annuale (6%). In questo caso, se il titolo sul mercato secondario si mantenesse a 100, avremmo il valore identico al valore nominale e il rendimento a 6% annuo lordo.
Ma difficilmente un BTP mantiene il valore nominale e infatti in questo momento viene scambiato a 154,05 il che significa, considerando un rimborso a 100 a scadenza, che l’acquirente deve pagare un premio di 54,05 punti per averlo.
Proprio questi 54,05 punti, suddivisi nei prossimi 10 anni, fanno 5,4 punti / anno che verranno “persi”.
Per calcolare il rendimento del BTP, a questo punto, ci basta sottrarre il costo in più dal rendimento; quindi il 6% di rendimento annuo, meno 5,4 punti persi, si ha un rendimento di 0,6% annuo sul decennale attuale.
Perché è importante per lo Stato il rendimento?
Come abbiamo detto, il BTP viene emesso con prezzo nominale a 100 e pagato con il medesimo valore (non sempre, di solito c’è un piccolo discostamento per venire incontro a chi lo acquista in emissione) allora perché lo Stato dovrebbe preoccuparsi del mercato secondario?
Semplice: lo Stato quando emette un titolo fa partire un asta e su un titolo del genere il prezzo si allinea velocemente a quello che è il valore nel mercato.
Quindi, anche se il prezzo nominale è a 100, in fase d’asta si finirà a 154 e quindi lo Stato incassa subito più di quanto pagherà a scadenza. Alla fine dei 10 anni lo Stato avrà pagato un rendimento annuo del 6% (come abbiamo visto nell’esempio precedente) e rimborserà 100, ma l’incasso supplementare fatto in emissione, spalmato sui 10 anni, porterà un costo annuo di 0,6%.
Perché si guarda allo spread e non al rendimento?
L’indicazione più utile è certamente il rendimento dei BTP e non certo lo spread.
Però si guarda sempre allo spread poiché così facendo si ignorano i fattori esterni che incidono su tutta l’Europa.
Per esempio, se l’euro fosse a rischio il rendimento dei BTP volerebbe oltre l’1/1,5%. Quindi sarebbe un netto peggioramento.
Ma se succede anche ai titoli tedeschi, quindi alla miglior economia dell’eurozona, sapremmo che al mantenimento del medesimo spread l’Italia non ha problemi intrinsechi al suo interno, ma è un fattore comune a tutta l’Europa.
Effetto Mario Draghi sullo spread
Mario Draghi non è ancora Presidente del Consiglio italiano, ma solo l’annuncio all’incarico esplorativo ha fatto abbattere lo spread, portandolo per la prima volta da dicembre del 2015 sotto i 100.
Prima del suo annuncio lo spread si aggirava sui 110 punti. In soldoni significa che il rendimento dei titoli italiani si è avvicinato (un po’ di più) a quello della miglior economia europea.
Se guardiamo il semplice rendimento dei titoli di stato, possiamo dire che il semplice annuncio di Mario Draghi ha portato i rendimenti da 0,65% a 0,542. In soldoni, significa che sulla prossima emissione di Buoni dello Stato, l’Italia risparmierà (stando così le cose) lo 0,10% di rendimento.
Tipicamente un’emissione si aggira intorno ai 3/5 miliardi di euro, capiamo bene che il 18 febbraio (prossima data di emissione di BTP) se il rendimento si manterrà così, con un’emissione di 4 miliardi lo Stato Italiano ha risparmiato 4 milioni di euro. Nei conti di uno Stato non sono tanti, anzi è proprio un’inezia, ma perché lasciarli al mercato? Ora… pensate se all’elezione di Mario Draghi (che speriamo sia il prima possibile), il rendimento scendesse a 0,20%, il risparmio a quel punto sarebbe di 18 milioni (solo per quella emissione), i quali potrebbero andare a costituire una parte di ristoro per le imprese colpite dal Covid.
Considerate il risparmio totale annuo (spalmato su più anni) moltiplicando il risparmio di un’emissione per il totale delle emissioni (tipicamente un paio al mese). Giusto per fare la media del pollo, se lo applicassimo a tutti i 2.400 miliardi di debito pubblico, un risparmio dello 0,10% significherebbe 2,4 miliardi all’anno di risparmi (si tratta quasi del valore dell’IMU).
Considerando che un miglioramento dello spread (e quindi dei rendimenti dei BTP) ha un effetto domino anche sui titoli bancari, possiamo ben immaginare come gli istituti di credito italiani vedranno le loro azioni guadagnare, con beneficio per le casse di risparmio e i fondi pensione che possiedono quelle azioni.