Limitata negli ultimi anni dai blocchi alla distribuzione di dividendi, nonostante sia stata particolarmente redditizia, Intesa Sanpaolo sta per varare un buyback fino a 3,4 miliardi.
Venisse fatto oggi, con una capitalizzazione che si aggira intorno ai 37 miliardi, significherebbe togliere dal mercato circa il 10% delle azioni in circolazione.
In pratica già ora il prezzo di Intesa Sanpaolo potrebbe valere, teoricamente, il 10% in più di quanto non stia realmente apprezzando.
Buyback che comunque è da subordinare all’approvazione della BCE e approvato dal cda della stessa banca.
Tale operazione, unita alla conferma del 70% di payout per i prossimi anni, rende la principale banca italiana come un ghiotto acquisto, soprattutto in virtù del fatto che al momento sta prezzando un valore molto basso se guardiamo la media dell’ultimo anno.
La comunicazione del buyback è stata data insieme ai dati trimestrali, che vedono Intesa battere le stime degli analisti ma ripiegare rispetto a 12 mesi prima. Il primo trimestre del 2022 si chiude con utile netto a 1,67 miliardi, escludendo le rettifiche per la guerra in Ucraina (1,024 miliardi dopo la rettifica). Il peso della Russia e dell’Ucraina è stato quantificato in circa 800 milioni di euro, parzialmente già inclusi nella svalutazione dell’utile comunicato.
Confermato l’obiettivo a 6,5 miliardi per l’utile netto al 2025, come previsto dal piano industriale rilasciato solo pochi mesi fa.
Per quanto riguarda invece il 2022, anche con il contesto di guerra e prevedendo che non ci saranno peggioramenti, l’utile netto dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro.