Credit Suisse
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Non c’è fine al peggio in quel della Svizzera e in particolar modo nella sede centrale di Credit Suisse. La banca con sede a Zurigo ha vissuto gli ultimi 12 mesi in modo particolarmente complesso.

No, in questo caso il Covid c’entra poco, o almeno, anche la pandemia ha messo qualche ostacolo da scavalcare, ma non così alto come fatto da altri fattori.

In particolar modo tutto ha avuto inizio con lo scandalo Wirecard, scavalcato a tempo record e con poche perdite. Per l’operatore tedesco la banca helvetica aveva messo in conto una perdita di “appena” 900 milioni, poi abbattuti grazie alla vendita delle obbligazioni convertibili a investitori istituzionali.

Ripresi dalla prima botta ne arriva una ulteriore in marzo del 2021, quando l’azienda inglese Greensill va in default. Greensill che era un’impresa sul mercato della supply-chain finance, cioè la possibilità, per aziende con debiti verso terzi, di pagare i fornitori portando il debito dai fornitori stessi verso Greensill. Quest’ultima, a sua volta, cartolarizzava il debito per rivenderlo a terzi… un po’ come con i mutui subprime, quando i debitori hanno iniziato a non pagare il castello di carte è venuto giù.

Tornando a Credit Suisse, con il default di Greensill, ha perso altre centinaia di milioni (non si hanno le cifre corrette ma tutto fa pensare di aver quasi raggiunto un miliardo di dollari).

Dopo questa doppietta in Svizzera hanno provato a cambiare qualcosa: la separazione dell’asset management dalla divisione International Wealth Management. Cade anche qualche testa. Ma evidentemente il disastro più grande è ancora da vedere.

Non passano tanti giorni e alla fine di marzo 2021, quindi a soli 15 giorni dal default di Greensill, scoppia il bubbone Archegos Capital.

Riassumendo velocemente: il fondo americano era zuppo di titoli di Viacom e di Discovery, comprati con margini elevatissimi. La depressione dei prezzi di questi titoli ha portato i prime broker Goldman Sachs e Morgan Stanley a fare una margin call. In pratica le due banche americane hanno contattato Bill Hwang, numero uno di Archegos, chiedendo di iniziare a vendere delle azioni così da coprire i primi margin call, al rifiuto dello stesso, per evitare perdite maggiori, GS e MS hanno venduto in blocco le quote possedute da Archegos, così da rientrare dei loro prestiti. Deutsche Bank pare abbia capito cosa stava accadendo e velocemente si è ricoperta, mentre Nomura e Credit Suisse avrebbero dormito sonni tranquilli, portando la perdita per CS a 4,7 miliardi di dollari (per stessa ammissione della banca).

Boom…

Una tripletta che avrebbe costretto gli svizzeri a guardare meglio a cosa stava succedendo nella loro banca, trovando coperture e pezze giustificative per le operazioni di dubbia origine (e si parla di fatture false da parte di Archegos). Se ne erano forse già resi conto i due riassicuratori Tokio Marine e Marsh che a inizio marzo avevano rifiutato di assicurare il debito di Archegos posseduto in fondi di CS, costringendo quest’ultima alla vendita immediata di una parte di asset per limitare le perdite in caso di disastro (poi avvenuto).

Il risultato di tutto ciò? Credit Suisse dovrebbe chiudere il trimestre con 5 miliardi di perdita. Visti gli attivi della banca si tratta di perdite superabili con qualche trimestre, la questione di fondo invece è la credibilità della banca stessa. Chi investirà più in CS in modo tranquillo?