Unicredit
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Ieri il titolo Unicredit ha toccato ieri il minimo a 7,752 €, prezzi che le azioni della banca di Gae Aulenti non vedevano dall’insediamento di Andrea Orcel alla guida. Si tratta della banca che ha perso di più in Europa subito dopo l’austriaca Raiffesen Bank, persino la francese Société Générale, che è più esposta rispetto a Unicredit in Russia, non ha perso così tanto.

Numeri che se confrontati con i massimi di periodo (15,932 € toccato il 10 febbraio) portano la perdita al 51,34%. Oggi il titolo è in ripresa, ma il peso delle perdite è enorme. Si tratta di circa 17 miliardi di capitalizzazione bruciata e appare, realmente, molto esagerata.

Guardando le altre banche italiane si nota come Intesa Sanpaolo abbiamo lasciato sul tappeto il 35%, circa la stessa cifra persa da BPER, mentre meglio è andata a Banco BPM, che ha perso solo il 28%.

Dicevamo una cifra esagerata, anche perché la credit exposure a Mosca è di 14 miliardi, corrispondenti ad appena 2,5% dei crediti complessivi. Per Intesa l’esposizione è dell’1,1% a 5,57 miliardi.

Anche guardando l’esposizione al debito pubblico di Mosca, dove Unicredit registra appena 1,087 miliardi di euro, i numeri non tornano (Intesa è esposta per appena 50 milioni).

Allora perché un crollo del genere? A pesare non è tanto l’esposizione diretta, quando quella indiretta; infatti Unicredit ha in gioco vari crediti verso aziende che con la Russia ci lavorano e che potrebbero potenzialmente diventare sofferenze (benché sembrano esposizioni di buona qualità e entità contenuta), inoltre non aiuta l’ipotesi di allontanamento dell’aumento dei tassi da parte della BCE, proprio per far fronte ai costi delle sanzioni contro la Russia, che potrebbe mantenere sotto pressione tutte le banche e allontanare la ripresa economica.

Infine c’è l’incertezza di quello che sarà il PIL europeo e italiano, incertezza che certamente non aiuta nessuna azienda a operare sul lungo periodo né il mercato a ben posizionare i titoli.