L’attuale tensione tra Russia e Ucraina sta funzionando da catalizzatore per le quotazioni del greggio. Petrolio che era già sotto osservazione a causa dell’uscita dalla pandemia con conseguente ripresa dell’uso del fossile. Da inizio anno il prezzo dell’oro nero è già salito dell’22% e se allarghiamo l’orizzonte, prendendo in esame la data del 1 gennaio 2020, quindi prima dell’inizio della pandemia, il petrolio è in progressione del 43%.
Le scorte di petrolio, al momento, sono ai punti più bassi dal 2015, con la domanda che sta riprendendo vigore. L’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina aggiunge incertezza e volatilità, soprattutto perché circa il 13% del petrolio usato nel mondo arriva proprio dalla Russia.
Il blocco delle esportazioni di petrolio dalla Russia, misura già paventata ma ancora non attuata, metterebbe quindi sotto stress il prezzo del greggio.
I maggiori produttori di petrolio al mondo
Guardando alla lista dei maggiori produttori al mondo di petrolio, troviamo(aggiornata al 2020):
- Stati Uniti: 19,5 milioni di barili al giorno
- Arabia Saudita: 11,8 mil. barili / giorno
- Russia: 11,5
- Canada: 5,5
- Cina: 4,9
- Iraq: 4,7
- Emirati Arabi Uniti: 4
- Brasile: 3,7
- Iran: 3,2
- Kuwait: 2,9
- Venezuela: 2,2
- Messico: 2,2
- Nigeria: 2
- Angola: 1,8
- Norvegia: 1,6
L’Iran era sulla via della libertà grazie agli accordi sul nucleare, con l’uscita dalle sanzioni accumulate negli anni scorsi. Peccato che nei giorni scorsi lo stesso Iran ha “simpatizzato” con la Russia e quindi tutto il processo rischia nuovamente di bloccarsi.
Previsioni del petrolio per il 2022
Guardando a ciò che dicono gli analisti, da registrare la posizione più netta che arriva da State Street, i quali prevedevano, per il 2022, un aumento del prezzo del petrolio fino a 150 dollari a barile.
Più cauta invece Credit Suisse, che prevedeva il prezzo aggirarsi sui 90 dollari nel breve, per poi scendere a 80/70 dollari durante il corso dell’anno, grazie alla crescita costante di offerta, in qualche modo controllata dal cartello dell’OPEC+.
Previsioni Petrolio sul lungo periodo
Da non dimenticare inoltre l’indirizzo sul lungo periodo, che vede la domanda spostarsi dai fossili verso energia rinnovabile. Ciò incide anche sul petrolio, visto negli anni a venire sempre più come fonte supplementare e sempre meno come fonte fondamentale per lo spostamento del globo.
Anche qui certamente l’OPEC non starà a guardare e potrebbe succedere che il continuo disimpegno del petrolio possa portare allo spegnimento di impianti minori, con la conseguenza che la domanda rimanga più sostenuta rispetto all’offerta, che prevede lunghi periodi di operazioni per essere incrementata/decrementata.
Le nazioni che producono petrolio non hanno intenzione di abbattere il costo del greggio, pena la vendita a prezzo più basso del costo di produzione, quindi inizieranno ad abbandonare dei siti che hanno una bassa capacità produttiva. Ciò inciderà sull’offerta globale, benché, viste anche le problematiche dell’energia verde e l’immaturità dell’idrogeno, la domanda potrebbe rimanere elevata ancora per un lungo periodo.
Come si muoverà il prezzo del petrolio
Viste tutte le carte sul tavolo e i poteri in gioco, è probabile che vivremo dei periodi di grande volatilità, con momenti di carenza del greggio seguiti da periodi con grande disponibilità.
Ciò sarà un fattore fondamentale per i prezzi che quindi, man mano che gli anni passeranno, saranno sull’ottovolante dell’incertezza e della volatilità.