Acqua, H2O fonte di idrogeno
Acqua (H2O), fonte di idrogeno
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L’Italia è fortemente in ritardo sul mercato dell’elettrico applicato ai mezzi di trasporto. Un treno che è passato con il totale immobilismo da parte del nostro sistema produttivo e gestionale.

C’è però un altro mercato che sta nascendo e si sta sviluppando, sul quale l’Italia, con le proprie aziende, ha molta voce in capitolo: il mercato dell’Idrogeno.

Infatti, come segnala un bell’articolo di Financia Lounge, l’elettrico ben si adatta ai trasporti leggeri, come auto o veicoli commerciali leggeri, ma non si adatta altrettanto bene per i veicoli pesanti.

I limiti dell’elettrico sui mezzi pesanti

Per spostare un TIR elettrico da 40 tonnellate servirebbe una batteria da 8 tonnellate che sposterebbe il mezzo per appena 500Km; si tratta di un peso e uno spazio occupato troppo grandi per rendere conveniente questo tipo di motricità nei mezzi pesanti.

Diventa quindi molto poco conveniente creare dei mezzi pesanti completamente elettrici, a meno che non si migliori, e di tanto, la tecnologia alla base delle batterie.

La soluzione dell’Idrogeno

In compenso c’è un altro sistema che potrebbe essere ben più adatto ai mezzi pesanti e molto poco per i mezzi leggeri, ed è l’idrogeno.

Infatti le celle a combustibile basate sull’idrogeno sono ancora troppo costose e quindi montate su un automobile porterebbe il costo di questa fuori da ogni mercato.

La logica cambia però quando parliamo di mezzi pesanti, che hanno un costo decisamente più alto e che potrebbero beneficiare, in tempi abbastanza rapidi, dei motori mossi a idrogeno.

Non è certo un mistero che i semirimorchi alimentati a idrogeno sono già in una fase piuttosto avanzata; con i primi test che dimostrano come l’energia per kg, dei motori a idrogeno, siano 3 volte superiori a quelli diesel, significa che un tir potrebbe avere un terzo della quantità di combustibile per percorrere i medesimi chilometri. Certo è anche che i serbatoi per motori a idrogeno sono molto più pesanti di quelli a diesel, poiché devono stabilizzare un gas che di sua natura è instabile.

Tralasciando i tir, ci sono sviluppi già in essere per spostare aerei, navi e treni; con soluzioni differenti tra di loro ma con tempi che non saranno brevi. Si stima che per riprogettare tutti gli aerei a idrogeno, anziché a cherosene servano tanti anni e prima del 2045 non si vedrà nessun aereo mosso dal nuovo carburante.

Maersk, principale compagnia per navi di trasporto commerciale, ha dichiarato di voler essere carbon free già nel 2050, il ché significa che dovrà avere le prime tecnologie al più tardi nel 2030.

I treni a idrogeno potrebbero essere di più veloce costruzione, ma comunque non se ne parla prima del 2030.

Idrogeno in altri ambienti

Ma l’idrogeno potrebbe essere la soluzione non soltanto per i mezzi di trasporto; infatti si stanno sviluppando soluzioni per il riscaldamento attraverso l’idrogeno.

Ovviamente, anche in questo caso, per la complessità delle operazioni e per la dimensione necessaria è complesso immaginare queste soluzioni nei normali condomini, piuttosto si può immaginare l’adozione dell’idrogeno in grandi edifici (ospedali, caserme, carceri, ecc) o in condomini veramente enormi.

Le posizioni politiche all’Idrogeno

La Comunità Europea sa benissimo di essere molto in ritardo rispetto all’America e alla Cina sull’elettrico e quindi sta spingendo per la prossima tendenza, così da farsi trovare preparata nel momento in cui l’idrogeno dovesse diventare il combustibile preferibile per aerei, treni, camion e tutti i mezzi di locomozione pesanti.

Ufficialmente l’Unione Europea vorrebbe incoraggiare lo sviluppo di soluzioni meno inquinanti rispetto ai motori a combustione; e lo sta facendo finanziando tutte le soluzioni alternative che potrebbero avere un futuro.

Le aziende con tecnologie sull’idrogeno

Arriviamo al punto che più interessa noi, cioè quelle aziende che stanno già investendo su questo mercato e che in futuro potrebbero ritrovarsi in una posizione di vantaggio.

Partiamo in modo particolare dall’Italia e dalla “nostra” Snam che crede molto sull’idrogeno, a tal punto da fare investimenti che poggiano su un flusso di denaro non indifferente. L’ultima notizia è quella dell’acquisizione del 33% di De Nora dal fondo Blackstone.

Inoltre, sempre in tema di acquisizioni che riguardano Snam c’è da sottolineare quelle di Mieci SpA ed Evolve Srl, società impegnate nella distribuzione di energia nei condomini e in edifici pubblici.

Appare evidente che se tale scommessa dovesse funzionare Snam sarà l’azienda energetica del futuro nel Bel Paese; ma il rischio è che la liquidità bruciata sia molta durante la fase di ricerca e sviluppo.

Snam appare al momento come un investimento abbastanza sicuro, essendo l’azienda di San Donato Milanese, ex ENI, attualmente di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti (31%) con uno zoccolo duro di investitori istituzionali (48%).

Al di là della “nostra” Snam (e diciamo nostra perché essendo di Cassa Deposi e Prestiti si tratta a tutti gli effetti di un’azienda in cui c’è l’interesse pubblico), però, ci sono decine di aziende in tutto il globo che stanno investendo su questa “nuova” tecnologia.

Ecco la lista di qualche azienda che sta investendo sull’idrogeno, o che è nata per farlo:

AziendaTicketNazione
AFC EnergyLON:AFCRegno Unito
Air LiquideEPA:AIFrancia
Air Products & ChemicalsNYSE:APDUSA
Ballard Power SystemsNASDAQ:BLDPUSA
Bloom EnergyNYSE:BEUSA
FuelCell EnergyNASDAQ:FCELUSA
Hazer Group LimitedASX:HZRAustralia
ITM PowerLSE:ITMRegno Unito
Nikola CorporationNASDAQ:NKLAUSA
Plug PowerNASDAQ:PLUGUSA
SnamBIT:SRGItalia
Azioni di aziende impegnate nel mercato dell’idrogeno

Pericoli dell’idrogeno

Al di là dei pericoli in sé dell’idrogeno stesso, quello che vogliamo valutare in questo articolo è la pericolosità nell’investire in azioni legate all’idrogeno.

Infatti, come ogni mercato che sta nascendo, potrebbe rappresentare una grande opportunità di investimento, ma solo a patto che le previsioni si concretizzino e l’idrogeno faccia realmente ciò che per cui lo si vuole impegnare.

Nella strada per arrivare ad avere un mercato dei mezzi di trasporto che si spostano a idrogeno, però, ci sono vari pericoli e tante variabili. In particolar modo, essendo una tecnologia ancora poco conosciuta i costi di ricerca e sviluppo per arrivare alle soluzioni finali potrebbero presentare un costo elevato, in caso di difficoltà i costi potrebbero essere poco sostenibili da parte di aziende che non presentano un ottimo stato patrimoniale.

Aziende con poca liquidità e tanto debito difficilmente ce la faranno ad arrivare a superare questi (almeno) 10 anni che ci separano dalle prime vere soluzioni, soprattutto se l’idrogeno non dovesse essere così miracoloso come ci si aspetta.

Va bene quindi investire in questo mercato, ma bisogna seguire attentamente le evoluzioni e capendo molto bene i fondamentali delle aziende interessate.