Quello che stiamo vivendo è certamente un momento storico di cui si leggerà sui libri di storia, al di là di come andrà a finire questa storia, quello che è già successo può essere messo, a tutti gli effetti, tra gli scaffali della memoria.
La guerra tra Russia e Ucraina non inizia certo oggi, ma è da oramai circa 8 anni che si combatte su quel confine. Donbass e Crimea sono stati solo gli antipasti, ma la guerra ora sta diventando totale e il rischio di escalation è altissimo.
Sono molti gli interessi in ballo, sia da una parte che dall’altra e se la diplomazia l’avrà vinta, questa guerra non sarà certamente terminata ma solo rimandata.
Crollo borse a causa del conflitto tra Ucraina e Russia
Ma veniamo a ciò che è certamente di nostro interesse e cioè la borsa. Stamane i mercati si sono svegliati tutti molto nervosi, ciò a causa dell’escalation registratasi nel weekend. In caso di conflitto bellico, infatti, il G7 ha già annunciato forti ritorsioni verso la Russia, la quale certamente non starà a guardare.
Verranno impattate tutte quelle aziende che scambiano con la Russia, quindi l’export europeo verso il Cremlino. I mercati più impattati potrebbero essere quelli industriali, in particolar modo quelli dell’auto.
Passando invece al tema import, l’Europa si scalda grazie al gas russo: abbiamo avuto già un antipasto di cosa significhi rallentare i gasdotti russi verso l’Europa, con il prezzo del gas che è volato alle stelle. Se si dovesse andare veramente in guerra il prezzo del gas raggiungerà prezzi mostruosamente più alti, ciò avrà un impatto su tutti e tutto, ma principalmente sulle aziende che usano il gas nelle lavorazioni.
Sarebbero fortemente colpite anche le aziende finanziarie, principalmente le banche, non perché lavorino con il gas, ma perché il sistema economico si basa anche attraverso i prestiti ad aziende. Se tra queste aziende ci sono piccoli o medie imprese che hanno nel gas il loro principale costo, quest’ultime rischierebbero guai seri, con l’impossibilità di restituire il denaro.
Inoltre il caro energia impatta direttamente sull’inflazione, l’abbiamo già visto in questi mesi, e un’inflazione che galoppa, magari a ritmi anche più alti di quanto abbiamo già visto, potrebbe mettere in difficoltà molte persone, quindi incapaci di pagare un mutuo, per esempio.
Insomma, la guerra è alle porte dell’Europa, ma benché potremmo non vederne direttamente gli sviluppi, certamente sentiremmo gli effetti.
Titoli più penalizzati
Il FTSE MIB oggi sta perdendo il 3,5%, allineato dal DAX tedesco e al CAC francese. Tra i titoli che stanno perdendo di più troviamo:
- BPER Banca: -6%
- EXOR: -4,4%
- Intesa San Paolo: -5,4%
- Interpump Group: -4,5%
- Iveco: -4,3%
- Stellantis: -4,6%
- Unicredit: -5,4%
- Pirelli: -4,8%
Unica azienda in positivo, nel momento in cui scriviamo, Snam che registra +1,27%.
Per quanto riguarda le materie prime, abbiamo il Gas Naturale in aumento del 7%, mentre le altre materie prime scambiano su territorio neutro.
Le potenze in gioco
Da una parte c’è la Russia, dall’altra la Nato a guida fortemente americana, non a caso i colloqui per evitare una guerra sono tra Biden e Putin. In mezzo c’è il campo di battaglia (l’Ucraina) e l’Europa. Osservatore speciale la Cina.
Prendiamo in ipotesi la condizione peggiore, cioè che la Russia invada l’Ucraina: a quel punto ci sarebbe una pronta risposta, in termini economici, da parte del G7, e in termini militari, se si dovesse arrivare a questo, da parte della Nato. Il campo di battaglia, come già detto, sarebbe la povera Ucraina che si ritrova in mezzo.
L’Europa, per una questione geografica, sarebbe tra i due fuochi, poiché da una parte non può fare a meno del gas russo e, in parte, dell’export verso la Russia, dall’altra non può certo abbandonare gli alleati americani (nella Nato ci sono tutte le nazioni europee). In caso di impegno militare (poco possibile al momento), le basi militari NATO si trovano sparse in tutta Europa, Italia compresa (Vicenza, Capodichino, Livorno, Gaeta, ecc).
La Cina ha scambi con tutti gli attori in campo ma, per una questione politica, sicuramente sarebbe più vicina alla Russia che alla Nato.
Nocciolo del conflitto
Tornando un attimo al nocciolo del conflitto, la questione di fondo è che l’Ucraina vuole entrare a far parte della Nato, ma la Russia non accetterà mai l’estensione del confine Nato con il proprio Paese.
A oggi il Cremlino confina con la Nato attraverso Estonia e Lettonia, due piccole nazioni. Se si aggiungesse l’Ucraina, il confine Nato sarebbe molto più ampio, quindi, secondo la Russia, con un pericolo maggiore.
Ma soprattutto, e qui è il vero nocciolo, con la Crimea che è una terra ancora ambita, l’Ucraina che si vota alla Nato significherebbe un duro colpo per i russi.
La guerra in Crimea è ancora fresca, la Russia ha sostanzialmente colonizzato quei terreni, togliendoli dal controllo dell’Ucraina. Un referendum del 2014, mai riconosciuto dall’ONU né dall’Ucraina, ha portato gli abitanti della Crimea a decidere di entrare nella Federazione russa come Repubblica autonoma. Dal 2014 in Crimea la Russia decide (quasi) tutto, ma de facto la Crimea è ancora una regione dell’Ucraina.
Se l’Ucraina entrasse nella Nato, le verrebbe immediatamente restituita la Crimea, con l’effetto per la Russia di perdere molta costa a sud, per l’accesso al Mar Nero e quindi al mediterraneo.