Intel, Take Two, Electronic Arts e Microsoft, i titoli finanziari fuori FAANG
Intel, Take Two, Electronic Arts e Microsoft
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Dei FAANG ne abbiamo già parlato, ma i titoli di Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google non sono le uniche nel paniere delle aziende tecnologiche quotate sul Nasdaq.

L’azienda più famosa, esclusa dai FAANG, è certamente Microsoft ma, oltre all’azienda fondata da Bill Gates, ci sono altre società profittevoli che si possono acquistare e che si prestano meglio in caso di esplosione di una eventuale bolla finanziaria.

Andiamo a vedere quali sono. Non esiste una sigla ufficiale, li definiamo qui ITEM (non risulta esista questo termine per un gruppo di azioni, magari abbiamo fondato un nuovo gruppo con una nuova definizione).

AziendaPrezzo azioneCapitalizzazioneP/EEPSROE
Intel48,77 $214 mld $14,251,9922,18
Take Two135 $15,6 mld $761,5414,86
Electrinic Arts117 $35,8 mld $28,703,3429,53
Microsoft115 $886 mld $29,722,1335,52

Come abbiamo già fatto anche per i FAANG, andiamo ad analizzare le peculiarità di ogni singola azienda, cercando di capire le potenzialità e i punti di caduta di ognuna.

Intel

Partiamo dalla società che produce processori e che negli anni ’90 si spartiva il mercato con AMD e che negli anni 2000 ha un po’ fatto monopolio.

Proprio il monopolio del primo decennio del nuovo secolo, con il diffondersi di device mobile, sta finendo. Oggi la concorrenza è agguerrita e Intel ha un po’ perso il passo. Aziende come Qualcomm, oppure le stesse aziende produttrici di hardware, come Apple, hanno tolto fette di mercato a Intel.

Per meglio intenderci: Intel è rimasta la regina dei processori e di componentistica su PC e portatili, ma sull’iPhone/iPad gira una CPU prodotto da Apple. I device Android hanno processori e schede interamente prodotte da Qualcomm (con il brand Snapdragon) e per Intel il mercato mobile è molto complesso da penetrare.

Gli investitori lo hanno ben inteso ed è per questo motivo che il P/E dell’azienda si aggira intorno ai 14, valore molto basso per un’azienda tecnologica.

Certo è che l’emorragia che ha portato gli utenti dai PC ai dispositivi mobile è quantomeno a un punto di stagnazione. Intel rimarrà comunque la regina sui dispositivi fissi e sui portatili e, benché il mobile sarà comunque il futuro, in ambienti aziendali e industriali non si potrà prescindere da Intel.

Nel mentre segnaliamo che i conti dell’azienda sono apposto, i costi sono contenuti, il reddito netto, anno dopo anno, si aggira sempre intorno ai 10 miliardi di $, il debito netto è di circa 17 miliardi che è sopra l’utile annuale ma ben distante dal fatturato. Insomma, si tratta di un’azienda solida che può tranquillamente assorbire shock e migrazione degli utenti.

Infine c’è da dire che già Intel si è saputa reinventare più volte e probabilmente stanno alacremente lavorando per recuperare il gap. Ce la faranno?

In caso di eventuale esplosione di una bolla finanziaria sul mercato dei tecnologici questa azione certamente ne risentirà poiché ha una dimensione tale per cui verrà inglobata nei cali, ma allo stesso tempo, con questi dati e con questo rapporto di P/E, dubitiamo possa scendere tantissimo.

Take Two

Ai più non dirà nulla, ma Take Two Interactive è la capogruppo di Rockstar Games e di 2K Sports. Ancora non dice nulla?

Proviamo a fare qualche altro nome: GTA, Red Dead Redemption ed NBA games. Take Two è l’azienda che produce questi giochi. Giusto per far capire la caratura dell’azienda, Grand Theft Auto V ha venduto 100 milioni di copie e non solo ha incassato una media di 35$ a gioco, ma ha creato un sistema di micro pagamenti per aggiungere funzionalità al gioco.

In questo ottobre verrà lanciato il gemello di GTA V (che oramai data 2013), quel Red Dead Redemption 2 che dovrebbe, nella strategia della società, creare una seconda gamba a sostegno del business. L’obiettivo dichiarato è di arrivare a qualche decina di milioni di copie vendute ma, soprattutto, creare un nuovo mercato di micro pagamenti per l’estensione del gioco. Con una roadmap che prevede l’uscita di un gioco nuovo ogni 4/5 anni il business è decisamente sostenibile.

Senza dimenticare NBA 2Kxx che in America è l’equivalente sul basket del gioco Fifa (dedicato al calcio).

Tra quelle prese in esame, basta guardare la capitalizzazione per capire che è la società più piccola, ma allo stesso tempo è quella che probabilmente crescerà di più. Peccato che gli investitori già lo sappiano e ciò si nota dal P/E decisamente elevato per un’azienda di questa portata.

Non è tutto oro però: con questi dati, se una bolla finanziaria dovesse esplodere domani, benché non si tratti di una azienda puramente tecnologica, il valore dell’azione potrebbe scendere tanto.

Inoltre il mercato del gaming è in fermento e la posizione dominante di Microsoft con Xbox e di Sony con Playstation potrebbe essere minata da nuovi attori che si stanno affacciando sul mercato. Per esempio, avendo dei dispositivi già connessi alla TV, cosa impedisce a Google, attraverso Android TV, di far girare gaming ad alto livello? Ecco, con queste domande bisognerà capire la capacità evolutiva di Take Two nell’adattarsi al nuovo mercato. Dal punto di vista dello store e dei micro pagamenti è già in bolla, ma per quanto riguarda la tecnologia ci sarebbe tanto da riscrivere.

Comunque, da qui a un paio d’anni queste sono solo congetture (quelle tecnologiche, non certo una bolla che potrebbe esplodere domani o mai). La società è stabile e le prospettive di crescita sono elevate. Attendiamo RDR2 per capire se saranno stati capaci di creare una seconda stampella oltre a GTA.

Electronic Arts

Rimaniamo sul campo del gaming: Take Two probabilmente è sconosciuto ai più, dovrebbe essere più comune invece il nome di Electronic Arts, se non altro poiché produce uno dei giochi più diffusi in Italia oramai da 20 anni. EA, attraverso la sezione EA Sports, è la casa di produzione di Fifa, gioco calcistico che da 20 anni domina il mercato. Inoltre la stessa casa è famosa anche per la serie Medal of Honor, Need for Speed e SimCity.

A differenza di Take Two non è mai riuscita a sviluppare un sistema di micro pagamenti, ma la stagionalità di Fifa, che esce rinnovato ogni anno, permette dei flussi costanti di cassa.

Rispetto a Take Two è decisamente più strutturata, con maggiore capitalizzazione e maggiori introiti. Si nota soprattutto dal ROI, decisamente più alto rispetto a quello della concorrente.

Il vero rischio per Electronic Arts è l’aumento dei costi per le licenze delle varie squadre e dei campionati/tornei, costi che vanno ad aumentare grazie all’asta che ogni anno viene scatenata con la rivale PES di Kon. Proprio per questo motivo Electronic Arts ha nel tempo acquisito nuove società minori con titolo interessanti, così da creare nuovi revenue stream capaci di diminuire la dipendenza da Fifa.

L’utile netto di circa 1 miliardo di $ / anno dimostra che l’azienda è comunque in salute e il P/E di 28,70 fa pensare che gli investitori considerino la software house come una garanzia, che non farà strappi in futuro, né in negativo né in positivo.

Una eventuale bolla finanziaria la colpirebbe poco (non viene comunque considerata una società tech).

Microsoft

Si tratta della regina in questo gruppo: Microsoft è la società più famosa esclusa dal gruppo dei FAANG. Un tempo dominatrice assoluta dei sistemi operativi, con l’avvento dei Mac e del mobile, sono tantissimi i device che non hanno Windows. La società di Redmond si è saputa riciclare, riuscendo a elevare l’altro prodotto di punta: Office è diventato 365 e si è trasformato in un sistema B2B molto utilizzato.

Inoltre la stessa Microsoft ha introiti anche dal mondo gaming, con la propria Xbox, Web grazie a MSN, con le chat grazie a Skype, hardware grazie soprattutto al Surface e mobile con Windows Phone e la recente acquisizione di Nokia.

Si tratta di un’azienda, insomma, che entra in vari mercati, senza eccellere veramente in nessuno al momento, ma riuscendo a raccogliere del buono da tutti.

Il ROI fa ben vedere che l’azienda comunque riesce a investire bene e avere degli introiti, valore riconosciuto dagli investitori che comunque danno fiducia alla società di Bill Gates e assegnano un P/E (quasi 30) tipico di una società in crescita.

Viene universalmente riconosciuta come un’azienda tech, anzi, prima dell’avvento dei social, era, insieme a Google, l’azienda tech per eccellenza. Ciò significa che se dovesse esplodere una bolla finanziaria sui titoli del Nasdaq, Microsoft ne sarebbe certamente investita.

Comunque, grazie a un P/E non elevatissimo (come potrebbe essere quello di Netflix o di Amazon), a dei flussi costanti e alla capacità camaleontica della struttura, la perdita in caso di bolla potrebbe non essere elevatissima.

Oltre ai titoli ITEM

AziendaPrezzo azioneCapitalizzazioneP/EEPSROE
Akamai70 $12 mld $40,501,267,42
Western Digital58 $17 mld $7,682,2019

Esistono altre aziende, un po’ più piccole, che hanno buone prospettive o che, quantomeno, devono essere tenute in considerazione. Due di queste aziende sono Akamai e Western Digital.

Akamai

Si tratta di una società che rivende soluzioni tecnologiche a grandi aziende, il proprio mercato è al 100% B2B e Akamai ha creato un business di difficile dissoluzione.

La proposta più allettante della società è la Content Delivery Network, in pratica distribuiscono un determinato sito Web in migliaia di nodi sparsi per tutto il globo, così che un utente abbia a poche centinaia di km da casa propria una copia del sito stesso, senza dover, ogni volta, arrivare dall’altra parte del mondo.

Tra i clienti di Akamai si sono annoverate, e alcune si annoverano ancora, aziende come Facebook, Microsoft ed Apple, solo per citare le più grandi.

Purtroppo i costi per mantenere un business di questo tipo sono alti e ciò si nota nei numeri, con livelli bassi di EPS e ROE.

L’altro lato della medaglia, però, è il fatto che la società è sconosciuta ai più e certamente non viene propriamente inserita tra i tecnologici, anche se di questo si tratta, quindi non riceve gli scossoni che interessano l’intero mercato.

Il P/E di 40 dimostra come gli investitori arrivati a scoprire l’azienda la tengono ben in considerazione, e non potrebbe essere altrimenti considerando che negli ultimi 5 anni è passato da un utile netto di 200 milioni a circa 320 (con il 2017 chiuso a 218 ma con 72 milioni di spese straordinarie).

Il vero pericolo di questa società? La dimensione: si tratta di una società smart, molto attiva e dall’alto potenziale, ma allo stesso tempo è tanto piccola a cospetto di altri giganti del settore. Se Google, per esempio, volesse i clienti di Akamai ci metterebbe 30 secondi a staccare un assegno e portarsela a casa. Giusto per capirsi e per capire ciò che stiamo dicendo: l’intero fatturato del 2017 di Akamai è di 2,5 miliardi di $, Google nello stesso periodo ha fatto 12,5 miliardi di utile netto. Un anno di utile netto di Google vale quanto la capitalizzazione di Akamai. Insomma, sarebbe un boccone da mangiare in un minuto.

Inoltre i big dell’industria già sono concorrenti di Akamai: Google ha la propria soluzione cloud, così come Amazon (AWS) e Microsoft (Azure).

Ma chi dice che un’acquisizione da parte di una società enorme sia per forza un male?

Western Digital

Negli anni ’90 e nei primi 10 anni del 2000 è stata una società molto prospera, negli ultimi anni ha continuato a muoversi bene ma ha un problema di base: Western Digital produce principalmente hard disk e questi stanno lentamente scomparendo dalle nostre macchine.

Il discorso per WD segue molto quello di Intel: con l’avvento del cloud e di dispositivi mobile gli utenti possono fare a meno di avere grossi hard disk sui propri PC, oppure di avere in casa una soluzione di hard disk di rete. Si tratta di soluzioni antiquate, superate dal cloud.

Western Digital ovviamente non è arrivata impreparata a questo appuntamento, ha già negli anni evoluto il proprio business e snellito i costi: i conti della società sono in ordine e la società ha sempre chiuso con il conto in attivo, aumentando comunque negli ultimi 5 anni i costi di ricerca e Sviluppo, che sono praticamente raddoppiati rispetto a 5 anni fa.

Eppure gli investitori non credono in questa azienda e ciò si nota dal P/E di solo 7,68.

Guardando i dati nel complesso pare una bocciatura esagerata, anche perché l’evoluzione c’è già stata e l’emorragia di utenti verso soluzioni cloud dovrebbe essere oramai al limite. Inoltre in ambienti aziendali le soluzioni proposte da WD sono ancora molto apprezzate.

In caso di esplosione di una bolla finanziaria Western Digital potrebbe addirittura non accorgersene, con un moltiplicatore così basso difficilmente può andare giù di tantissimo.

In conclusione

Abbiamo visto, anche in questa seconda tornata di analisi di aziende tech, come il mercato è molto variegato. A differenza dei FAANG, universalmente riconosciute come azioni tecnologiche, qui abbiamo delle aziende che operano nello stesso settore ma sfuggono spesso dai radar. Ciò potrebbe essere un bene in caso di reale bolla finanziaria pronta a esplodere: alcune di queste aziende, oggi analizzate, potrebbero non essere toccate da variazioni brusche.

Giusto per fare un confronto, con un P/E superiore a 400 un’azienda come Amazon, se la bolla esplodesse domani, potrebbe almeno dimezzare il prezzo delle azioni; il confronto con un’azienda come Western Digital che ha un P/E di poco superiore a 7 ci si rende conto come WD al massimo potrebbe perdere un 20/30%.

Ma qualora una eventuale bolla finanziaria non dovesse esplodere, comunque queste società sono in alcuni casi ipervendute (per esempio la stessa WD), in altri casi esempi di costanza (come Akamai), in altri casi ancora pronte per la rampa di lancio (Take Two con l’uscita di RDR2 su tutte).

Acquistarle o meno? Se con l’articolo sui FAANG avevamo sconsigliato Facebook, per una serie di motivi, qui non abbiamo un’azienda che ci sentiamo di sconsigliare. Anzi, il consiglio è di aspettare dei cali del prezzo delle azioni per entrare prepotentemente in queste aziende.