Importanti novità e colpi di scena nella trattativa tra Atlantia, Aspi e Cassa Depositi e Prestiti. Innanzitutto nei giorni scorsi si è diffusa una voce che voleva Cassa Depositi e Prestiti pronta a migliorare l’offerta, aggiungendo 100 o 200 milioni al valore del 100% di Autostrade per l’Italia, voce poi smentita, ma al di là di ciò, tale offerta migliorata probabilmente a nulla varrebbe, poiché i soci di Atlantia sembrano destinati a rifiutare tale proposta.
Nel mentre però c’è da notare, come riportato da qualche quotidiano, che i Benetton stiano cercando uno spiraglio per cedere l’asset. I principali azionisti di Atlantia, che possiedono le quote attraverso il veicolo Edizione, sono quindi interessati a uscire dalla partita che si prolunga oramai da anni e che blocca altri investimenti.
L’intento di Edizione è molto chiaro: tirare fuori il meglio possibile da questa situazione, passare la mano, investire il ricavato in abbattimento del debito e nuovi investimenti e chiudere una querelle che dura oramai da troppo. Oltre al fatto che passando la mano si ridurrebbe sensibilmente il rischio in capo ai proprietari di Edizione per le questioni di responsabilità penale che stanno per arrivare dal processo di Genova.
Non è dello stesso parere però il fondo TCI, che al momento sembra il miglior alleato dei piccoli azionisti, infatti il fondo britannico, che possiede il 10% di Atlantia, continua ad affermare che la valutazione fatta dal governo per Autostrade per l’Italia è sensibilmente bassa; riprova ne è la trattativa di poche settimane fa che porta Gavio a fare un’offerta in linea con il mercato per ASTM, “concorrente” di Aspi.
Jonathan Amouyal, partner del fondo Tci, afferma:
La valutazione che deriva dall’offerta per la quota di minoranza di Astm, più che giustifica la nostra valutazione di 11-12 miliardi per l’88% di Aspi. […] Questo dimostra anche che senza decreti illegittimi, c’è fame di investimenti in infrastrutture in Italia
Fondo TCI su offerta Gavio per ASTM
Per il 16 marzo è previsto un cda di Atlantia nel quale, molto probabilmente, verrà ancora rinviata la decisione definitiva sull’offerta di CDP.
La questione di base è che il management di Atlantia, in particolar modo l’amministratore delegato Carlo Bertazzo e il presidente Fabio Cerchiai temono un’azione di responsabilità da parte dei soci di Atlantia qualora decidessero di accettare un’offerta che evidentemente sottostima Aspi; quindi la posizione di Edizione, e della famiglia Benetton, rimane isolata nel cda. C’è da dire che i Benetton stanno cercando una soluzione che soddisfi tutti, ma sulla base della valutazione inferiore a 11 miliardi per Autostrade per l’Italia, la soddisfazione non può essere generalizzata.
Anche perché, nell’ormai lontano 2017, la valutazione di Aspi, nel momento in cui si vendeva l’11,94% al gruppo composto da Allianz Capital Partners, EDF Invest, DIF e Silk Road Fund, era di 14,8 miliardi e pensare che lo stesso asset oggi valga solo 9,5 miliardi, benché di mezzo ci sia la tragedia di Genova, è veramente assurdo.
Soluzione che soddisfi tutti
Una soluzione che soddisfi tutti forse però ci sarebbe ed è quella di procedere con lo scorporo del 100% delle quote di Aspi in mano ad Atlantia. Se l’88% della società finisse in mano agli attuali azionisti di Atlantia, si avrebbe Edizione con in mano il 26,7% di Aspi, a quel punto la famiglia Benetton potrebbe vendere a chiunque, tutelando il fondo TCI e gli altri investitori di Atlantia, compresi i piccoli investitori.