No, non siamo ancora al momento della “cacciata dei Benetton dalle Autostrade per l’Italia” come voleva Di Maio quando, a luglio del 2020, annunciava un accordo con Atlantia per la vendita (o meglio dire l’estromissione, perché questa era l’interesse di quel Governo) da Aspi.
Siamo però a un momento che è cruciale oltre che storico: poiché le dimissioni di Sabrina Benetton da consigliera di Atlantia, dimostrano quello che si sospettava e si vociferava nei corridoi, cioè che la famiglia vorrebbe vendere le quote di Aspi e uscire da questa bagarre che si è aperta con il crollo del Ponte Morandi di Genova ad agosto del 2018.
Una dimissione che ha un sapore particolare, poiché si parla di disagio comune:
maturata anche alla luce degli accadimenti (recenti e meno recenti) relativi alla controllata Autostrade per l’Italia e al disagio, anche reciproco, che, in considerazione delle complesse tematiche agli stessi sottese, la mia posizione di azionista di rilievo del socio di maggioranza relativa della società, necessariamente determina
Nota di Atlantia sulle dimissioni di Sabrina Benetton
Ciò dimostra del nervosismo all’interno della Holding che controlla Autostrade per l’Italia e, per la prima volta, al di là di dimissioni e cambi al vertice, l’azienda che controlla Aspi si dimostra non unita nella propria azione.
La Famiglia Benetton (comprensibile) vorrebbe uscire da questa querelle e buttarsi tutto alle spalle, far incassare ad Atlantia il massimo possibile e poi utilizzare quei soldi per altri scopi. 3 anni di battaglia sono lunghi per chiunque, soprattutto se si parla di morti e di trattative con il Governo.
Dall’altro lato ci sono tutti gli altri azionisti di Atlantia, capeggiati in modo particolare dal fondo TCI, che non vogliono cedere l’asset per meno di 11 miliardi di valorizzazione totale. Una distanza che sembra incolmabile considerando che Cassa Depositi e Prestiti è arrivata a offrire al massimo 9,1 miliardi per l’intera quota, mettendo anche delle condizioni e dei paletti per ciò che verrà dall’inchiesta di Genova.
Questa l’integrazione della nota di Atlantia:
La dottoressa Benetton non ricopriva ruoli in alcuno dei comitati endoconsiliari, non percepiva alcun emolumento ulteriore rispetto a quello previsto per la carica e non possiede direttamente azioni di Atlantia
Atlantia sulle dimissioni di Sabrina Benetton
Sabrina Benetton che rappresentava l’ultima firma della famiglia nel consiglio di amministrazione di Atlantia, con le sue dimissioni esce definitivamente quel cognome dal cda della Holding.
Consigliera dall’ottobre del 2019, quando prese la carica in sostituzione del padre Gilberto Benetton, morto solo un anno prima.