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  • Categoria dell'articolo:Economia e Politica
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Una vicenda che sembrava volgere a termine, con la scissione di Aspi da Atlantia e relativa vendita, attraverso cessione privata oppure con quotazione e successivo aumento di capitale da parte di Cassa Depositi e Prestiti, si complica non poco per il Dual Track impostato da Atlantia in cda venerdì scorso.

La matassa non è né di semplice lettura né di facile scioglimento, perché da un lato il M5S pretende il rispetto degli accordi che aveva immaginato a metà luglio, con la cacciata dei Benetton da Autostrade per l’Italia senza dover versare nemmeno un euro nelle casse della famiglia di Ponzano Veneto.

Dall’altro lato c’è ovviamente Atlantia, guidata dalla famiglia Benetton che però detiene solo il 30% della proprietà, e proprio il restante 70% è l’attore che verrebbe maggiormente danneggiato in caso di esproprio di Aspi.

In mezzo ci sono i piccoli azionisti di Atlantia, che vorrebbero tutelare il proprio investimento, oltre ai due grandi fondi che possiedono il 12% di Aspi, i quali non vogliono perdere il loro investimento.

A queste condizioni è ovvio che il semplice aumento di capitale di Cdp con relativa appropriazione del controllo delle autostrade appare utopistica.

Per questo motivo Atlantia nell’ultimo Cda ha deciso di andare avanti con o senza Cdp, cedendo comunque l’asset a prezzi di mercato.

Soluzione che non piace a Conte e alla maggioranza, la quale già a luglio aveva festeggiato in pompa magna per la soluzione pubblica di Aspi.

L’esecutivo ha quindi recapitato una lettera ad Atlantia nella quale si invita la Holding a trovare una soluzione entro mercoledì 30 settembre o si procederà con la revoca delle concessioni.

Secondo indiscrezioni di La Stampa, i due attori principali della situazione già domani si scambieranno delle lettere per provare a ricucire un rapporto che pare oramai compromesso.