Si chiama Dare Forward 2030 e, a dispetto di quanto ci si attendesse, dal palco di Stellantis e dal suo CEO, Carlos Tavares, non sono arrivati i fuochi d’artificio.
Un piano industriale ordinato, senza strappi ma con importanti promesse, alcune delle quali andremo qui a elencare.
Solidità aziendale
Si inizia dalla ricerca di solidità aziendale, in puro stile di programmazione a lungo periodo.
Per gli investitori i punti più importanti sono certamente la ricerca di redditività anche nel caso in cui si dovessero vendere intorno al 50% delle consegne consolidate. Quindi un’azienda che affronta le sfide future, cercando di rimanere solida al di là delle crisi del periodo. Probabilmente la crisi dei chip e la pandemia, oltre all’attuale guerra, hanno spinto verso questo obiettivo.
Importante anche la ricerca di sinergie di cassa annuali, che vengono previste in 5 miliardi entro il 2024. Evidentemente su questo aspetto c’è ancora del lavoro da fare, figlio del M&A tra Peugeot ed FCA.
Tecnologia ed elettrico per l’ambiente
Si continua a puntare sull’elettrico, sulla tecnologia e sul rispetto dell’ambiente. L’obiettivo è quello di abbattere le emissioni di anidride carbonica del 50% entro il 2030 e il target è di zero emissioni entro il 2038.
Per farlo si punterà in parallelo su due tecnologie: elettrico e idrogeno. In particolare, per l’idrogeno verrà estesa la tecnologia a celle di idrogeno ai mezzi di grandi dimensioni dal 2024. Nel 2025 si potranno acquistare i primi mezzi e si allargherà l’offerta anche sui veicoli commerciali pesanti.
Inoltre, sempre rimanendo in tema di tecnologia, si punta entro il 2030 ad avere un terzo delle vendite effettuate online. Evidentemente Stellantis vede gli eCommerce come un canale possibile per la vendita/noleggio di auto.
Target finanziari
Infine arriviamo a quello che gli azionisti probabilmente prediligono leggere: i target finanziari. Stellantis prevede di raddoppiare i ricavi netti entro il 2030, fino alla cifra di 300 miliardi di euro. Allo stesso tempo si punta a mantenere i margini a due cifre, per tutto il periodo del piano industriale.
Va da sé, quindi, che l’azienda prevede di generare almeno 20 miliardi di euro in free cash flow entro il 2030.
A questo si aggancia il dividendo, che l’azienda prevede di mantenere in un range di payout tra il 25 e il 30% degli utili fino al 2025.
Riacquisto di azioni proprie fino al 5% del capitale
Ma la ciliegina sulla torta arriva quasi sul finale, con la decisione di riacquistare fino al 5% di azioni ordinarie in circolazione.