Sul Golden power sono d’accordo con il ministro Giorgetti: va usato quando è necessario ed è previsto dalla legge
Mario Draghi sul Golden Power
Pochi giorni fa, in conferenza stampa, Mario Draghi ha usato queste parole per giustificare il Golden Power, strumento che permette allo Stato Italiano di bloccare un’acquisizione da parte di un’azienda straniera di un asset strategico per l’Italia.
Uno strumento sacrosanto, soprattutto nei momenti in cui i prezzi degli asset potrebbero essere sottopressione per fattori esterni al business stesso.
C’è però da fare una riflessione: è corretto utilizzarlo così?
Ci spieghiamo meglio: che uno Stato possa bloccare un’acquisizione è sacrosanto ed è correttissimo, ma allo stesso tempo esistono degli imprenditori che potrebbero vedere delle opportunità nella cessione di un’azienda.
Facciamo l’esempio di LPE, società lombarda che è nella filiera dei semiconduttori. In un momento come questo, nel quale è praticamente impossibile per le aziende trovare chipset, con la Cina che sta facendo incetta di questi componenti, è correttissimo far scattare il Golden Power e bloccare tale acquisizione. Però, dietro LPE, ci sono degli imprenditori, che magari (o magari no, ma non è questo lo scopo di questo articolo) stavano realizzando la vendita del secolo, cedendo l’azienda a dei prezzi che non gli verranno mai più offerti.
Allora con quale diritto lo Stato blocca una cessione (e un incasso per gli investitori) solo per amore della Patria?
Non sarebbe più corretto procedere, per esempio, come fa la Francia che, in occasione di predatori esterni, non solo blocca la cessione ma si riserva il diritto di entrare nell’azionariato dell’azienda stessa così da tutelare i propri asset ma allo stesso tempo garantire il mercato.
I francesi l’hanno fatto qualche anno fa in Renault, quando aumentarono la loro quota per evitare predatori esterni e l’hanno minacciato nel 2019, quando FCA stava per stringere con Renault per creare un gruppo (che poi FCA avrebbe creato con Peugeot).
Ci mettiamo nei panni degli azionisti Exor, che potrebbero vedere sfumare la cessione di Iveco o nei panni dei proprietari di LPE, che non possono cedere il proprio bene. È corretto per uno Stato bloccare l’acquisizione e poi non fare altro? E se, per caso, la gestione di LPE (o di Iveco) non dovesse essere corretta e l’azienda inizia a perdere soldi chiudendo annualità in perdita? Perché un privato dovrebbe tutelare gli interessi dello Stato?