Esiste un filo rosso che collega KKR e la rete Internet italiana, infatti l’offerta non vincolante, presentata per l’acquisizione di TIM, è solo l’ultimo passo per l’azienda fondata 45 anni fa da Kohlberg Kravis Roberts.
Già nel 2020, infatti, KKR si è presentata alle porte di Telecom, mettendo sul piatto 1,8 miliardi per l’acquisizione del 37,5% di FiberCop, operazione che si è chiusa solo ad aprile del 2021.
Evidentemente, però, per KKR si trattava solo dell’antipasto; infatti l’offerta non vincolante di 0,505 euro per azione TIM porterebbe il fondo americano a essere il principale player delle infrastrutture in Italia.
Se questa OPA dovesse andare in porto, in capo a KKR ci sarebbe l’80% della rete secondaria italiana, cioè la rete dell’ultimo miglio, quella che porta Internet dagli armadietti in strada fino a dentro casa.
Ma l’operatività di KKR non si limiterebbe a questo, poiché con l’acquisizione di TIM il fondo avrebbe dalla sua anche una partecipazione nella rete principale di TIM, cioè quella che collega gli armadietti tra di loro.
Limitatamente a FiberCop, già oggi 3 consiglieri nel cda sono designati da KKR, il quale arriverebbe a 8 sommando quelli di TIM, lasciando solo 1 per Fastweb che controlla il 20% della società.
La rete unica italiana
Questa operazione, infine, si incastra all’interno di un disegno molto più grande, che dovrebbe portare alla fusione con Open Fiber per avere AccessCo, cioè un’unica società che controlla tutta la rete italiana.
Nei mesi scorsi si era fatto un gran parlare di questo tema, senza avere una vera conclusione. Il secondo player italiano, infatti, è Open Fiber, di proprietà, fino a pochi mesi fa, al 50% ciascuno di CDP e di Enel. Quest’ultima ha però ceduto la propria partecipazione al fondo australiano Macquarie, il quale, a sua volta, per portare a termine l’operazione, ha dovuto cedere il 10% a CDP.
Quindi in Open Fiber oggi l’azionariato si suddivide con il 60% in mani pubbliche a guida di CDP Rete, la filiale di Cassa Depositi e Prestiti e per il 40% in mano proprio di Macquarie.
Qualora si arrivasse a una fusione tra FiberCop e Open Fiber, quindi con la nascita di AccessCo, considerando che al momento la rete di FiberCop è decisamente più vasta, presumibilmente si avrebbe un peso non indifferente di KKR, anche perché il fondo americano, acquisendo la totalità di TIM (con relativo delisting), andrebbe a portarsi a casa anche il 9,81% di Telecom attualmente in mano a CDP.
Possibilità di riuscita dell’OPA
C’è da dire che l’offerta non vincolante, presentata da KKR per Telecom, in realtà potrebbe essere fortemente rivista, poiché la stessa società ha vincolato il prezzo alla possibilità di fare una Due Diligence sull’operatore italiano. Da questa analisi potrebbe uscirne fuori un ritiro (qualora Telecom non piacesse a KKR) oppure una rivisitazione dell’offerta, che potrebbe essere in alto, difficilmente in basso.
Diventa però complesso immaginare come possa andare a concludersi l’OPA, poiché Telecom è al momento nelle mani forti dei francesi Vivendi, che controllano il 23,70% della società. A KKR potrebbe bastare il 50% + 1 azione per controllare il cda, ma serve una quota ben più alta per controllare l’assemblea degli azionisti e per promuovere un delisting. Se Vivendi non volesse cedere la propria quota diventerebbe quindi ardua per KKR la riuscita completa dell’operazione.
Oltre a Vivendi (e al suo presidente Vincent Bolloré), ci sarà da convincere anche BlackRock, che possiede il 6,08% attraverso vari fondi, il fondo pensioni canadese (3,19%), Björgólfur Thor Björgólfsson, imprenditore islandese che possiede il 2,96%, Vanguard (2,63%) e un’altra serie di fondi che hanno vari punti percentuali di società.
Golden Power
Infine, ultimo scoglio per la riuscita dell’operazione, è quello di non far scattare il Golden Power, strumento nelle mani del governo italiano per proteggere le aziende di casa nostra da possibili scalate.
C’è da dire che KKR ha già compreso di dover trattare con lo Stato e infatti si è già resa disponibile alla cessione dell’intera quota di rete secondaria tra qualche anno, qualora lo Stato italiano lo richiedesse.
Questo semplifica la strada di KKR e di un’aggregazione sulla rete unica che, come abbiamo visto, ha già le mani forti dello Stato italiano attraverso CDP.