Una guerra alle porte dell’Europa e una pandemia appena terminata potrebbero non essere il pericolo più grande per gli europei. Ci spiace dare brutte notizie, ma pare si stia affacciando un periodo di stagflazione che, per le persone comuni (e lontane dall’Ucraina) potrebbe essere molto peggio di quanto sta avvenendo oggi.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa è la Stagflazione, come arriva, come funziona e, soprattutto, perché è importante conoscerla e temerla.
Prima di partire dobbiamo fare un breve excursus e dire che:
- Stagnazione: un periodo nel quale c’è una lenta crescita economica, o addirittura una contrazione del PIL, di solito accompagnata da una disoccupazione bloccata (o addirittura in crescita)
- Inflazione: questa abbiamo già iniziato a conoscerla, si tratta di un aumento dei prezzi al consumo, che può essere causata da un aumento del benessere generale oppure dall’aumento di materie prime. In ogni caso, si tratta dell’aumento del costo dei beni di prima necessità (inflazione base o inflazione core) o dei prezzi in generale.
Cos’è la Stagflazione
Fatto l’excursus su Stagnazione e Inflazione, possiamo quindi arrivare alla definizione di Stagflazione: si tratta di un periodo nel quale i prezzi crescono (quindi elevata inflazione) ma con un declino del PIL, quindi un declino dell’economia.
Va da sé che guadagnando meno e aumentando le spese, il ceto medio è il primo a essere colpito dalla Stagflazione, infatti negli anni ’70 del secolo scorso, quando con la Stagflazione si facevano i conti per l’ultima volta in occidente, fu coniato anche il misery index, che altro non è che la somma tra il tasso di inflazione e il tasso di disoccupazione.
Breve storia della Stagflazione
Le teorie dell’economia keynesiana escludevano, nella prima parte del 900, che potesse esserci un periodo di rallentamento economico unito all’inflazione. Tali teorie si basavano sulla Grande Depressione e non era mai successo e per la tipologia dell’economia, molto locale, era praticamente impossibile che ciò succedesse. Infatti, se in una specifica area l’economia rallenta, senza fattori esterni, l’inflazione non può che rimanere a zero, nella peggiore delle ipotesi.
Negli anni ’50 ci si rese conto che, con l’inizio dello scambio commerciale tra nazioni e con una prima idea di globalizzazione, ci potevano essere dei periodi di inflazione anche durante dei rallentamenti economici.
Il termine fu coniato da Iain Macleod, politico del Regno Unito che durante gli anni ’60 descriveva come stagnante e inflazionata l’economia britannica. La Stagflazione più dura che conosciamo arriva nella prima metà degli anni ’70 in America, subito dopo la crisi del petrolio, quando gli States conobbero cinque trimestri consecutivi di recessione, unita alla crescita del prezzo dell’energia che produceva inflazione.
Dagli anni ’70 a oggi, considerando che la deflazione (calo dei prezzi) è stata registrata molto raramente, ogni recessione porta con sé anche una piccola dose di stagflazione. Tipicamente trascurabile e utile solo per la statistica.
Perché la Stagflazione è cattiva?
Se siamo stati chiari nelle spiegazioni fino a questo punto, la risposta a questa domanda dovrebbe essere scontata. La Staglazione è cattiva poiché a un aumento dei prezzi corrisponde una stagnazione degli stipendi, con relativa diminuzione del potere di acquisto.
Se lo stipendio è di 2 mila euro e rimane invariato, ma la benzina, la pasta e tutti i generi di prima necessità aumentano, appare evidente come non rimarranno soldi per i beni non essenziali. Se la stessa teoria si applica a chi ha stipendi più bassi, o addirittura a chi perde il lavoro, appare evidente come la stagflazione possa diventare insostenibile.
Come si crea la Stagflazione
Negli anni abbiamo visto molti modi per creare la Stagflazione, quindi sono nate molte teorie. Vediamone qualcuna insieme.
Stagflazione dovuta al prezzo del petrolio
La prima teoria punta dritta sul prezzo dell’energia e, in particolar modo, sul prezzo del petrolio. Questa teoria nasce, come abbiamo già anticipato, nell’ottobre del 1973, quando i produttori di petrolio (l’OPEC) decise un embargo nei confronti dei Paesi occidentali. La diminuzione dell’offerta e la costanza della domanda causò un grande stress al prezzo del petrolio, con conseguente inflazione.
Inoltre il costo del trasporto e l’inflazione galoppante, portava le aziende in difficoltà, con conseguente licenziamenti all’ordine del giorno, che, a loro volta, mettevano sotto stress la crescita.
Si arrivò ad avere un’alta inflazione e una contrazione della crescita economica, con conseguente stagflazione.
Stagflazione dovuta alla politica economica fatta male
Poco prima del 1973, a inizio degli anni ’70, Richard Nixon impose delle tariffe alle importazioni, così da difendere la produzione e la domanda americana. Lo stesso Nixon, vedendo l’inflazione in aumento, decise di congelare salari e prezzi per un periodo di 90 giorni.
Lo shock sull’economia e sull’inflazione portò, secondo chi sostiene questa teoria, all’esplosione della Stagflazione negli anni successivi.
Stagflazione dovuta alla separazione tra moneta e oro
Sempre lo stesso Nixon decise di separare il valore del dollaro dal sottostante oro, ponendo fine alla maggior parte dei vincoli pratici all’espansione monetaria e iniziando un processo di svalutazione della valuta.
Secondo chi sostiene questa teoria, la mancanza di supporto per la moneta portò all’inflazione e la crisi energetica successiva creò uno shock di difficile gestione.
Le teorie degli anni ’70
Queste tre teorie appena viste, però, si basano su un unico caso di stagflazione, andando a ripercorrere quelle che sono state le cause endemiche della crisi degli anni ’70.
Durante i successivi 50 anni si è visto come la Stagflazione può avvenire per innumerevoli motivi, comunque sempre allineati a uno shock esterno che porta ad alta inflazione e bassa crescita.
Come si esce dalla stagflazione
La risposta più semplice è “con il tempo”. La verità è che chi attua politiche economiche dovrebbe accelerare questo “tempo” così che la Stagflazione duri il meno possibile.
In definitiva la stagflazione si cura con la proattività e con la crescita economica, così che l’inflazione rientri nei ranghi più velocemente o, quantomeno, sia seguita dalla crescita del PIL.
Dirlo è semplice, farlo è molto complesso quando si gestiscono milioni di persone. Per questo motivo bisognerebbe applicarsi per non arrivare in un periodo di Stagflazione.
La Stagflazione degli anni 2020
Arriviamo quindi ai giorni nostri e alla nuova ondata di Stagflazione che pare in arrivo… chi ha letto attentamente l’articolo ha trovato molte analogie tra quanto successo negli anni ’70 e quello che è successo (o che sta succedendo) oggi.
I fattori esterni, come sappiamo, non mancano. Tra una guerra in Ucraina e la pandemia gli shock economici sono enormi.
Negli ultimi mesi l’inflazione sta correndo molto velocemente, ciò a causa dello stress sui prezzi dell’energia, acuiti dalla transazione ecologica che vuole abbandonare le fonti a energia fossile per fonti innovative. I prezzi di petrolio e gas sono alle stelle e i prezzi dell’energia elettrica seguono come un’ombra.
L’inflazione è già palpabile, poiché l’aumento dei costi di trasporto si abbatte su ogni prodotto, dai generi alimentari al settore del turismo e ai prodotti in generale.
La poca crescita già registrata negli ultimi anni pareva superata dall’uscita dal Covid, ma la guerra in Ucraina e le sanzioni in Russia stanno portando molta incertezza, uniti alla carenza di prodotti di materie base (come chip, legno, acciaio, ecc). Questo potrebbe portare a un rallentamento dell’economia, ma se il PIL rimarrà positivo avremo comunque una perdita di potere di acquisto ma non una stagflazione.
Molti analisti sono però pessimisti e vedono l’economia europea in rallentamento nei prossimi trimestri. Se ciò si verificasse saremmo nel pieno di una stagflazione.
Inoltre ci sono numerose analogie tra la politica di Nixon e la politica di Trump negli ultimi anni, con la spinta verso consumi e produzione interna all’America. Se la teoria della cattiva gestione economica fosse vera, oltre alla teoria del petrolio, troverebbe riscontro anche la teoria della cattiva politica, in un mix esplosivo e molto simile agli anni ’70. Potremmo insomma essere in un momento storico che si va a ripetere, con la differenza che più soggetta a stagflazione, in questo momento, è l’Europa a causa della vicinanza geografica con la Russia, piuttosto che l’America.
Ciò a maggior ragione se consideriamo che il Vecchio Continente da circa 10 anni oramai sta applicando politiche espansive per smuovere l’inflazione che era appesa alla parità da anni. Tale effetto si è registrato tutto insieme negli ultimi mesi, in concomitanza con lo stress sui prezzi dell’energia. Ma a una politica economica che non ha funzionato, ma ha avuto il buon risultato di sostenere economie in difficoltà (pensiamo alla crisi del debito), il contro-effetto è quello di avere bolle gonfie di denaro, pronte a esplodere e portare con sé molte fette dell’economia reale.
Inoltre, rispetto agli anni ’70, c’è un’ulteriore variabile, chiamata Cina, che avrebbe dovuto assorbire il lavoro a basso costo e creare ricchezza da ridistribuire in occidente, ma ciò non è completamente avvenuto, con il risultato di aver assorbito economia e domanda direttamente dall’occidente, ma ciò avviene da circa 20 anni oramai e questo peserà relativamente sulla stagflazione.
Insomma, c’è un mix esplosivo micidiale che, qualora si allineassero le variabili negative, porterebbe a un crollo impressionante dell’economia. Al momento appare solo come ombra all’orizzonte, ma se non si trovano alternative vere e concrete per abbattere il costo dell’energia, il rischio è altissimo. Unica briciola di luce, in questa oscurità, è il PNRR con il Next Generation UE che dovrebbe aiutare il PIL a crescere, con conseguenze stagflazione evitata.