Nuova alba per le banche in Europa
Nuova alba per le banche in Europa
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L’operazione portata a termine da Intesa Sanpaolo, che nei mesi scorsi ha assorbito il 100% di UBI Banca, ha certamente fatto partire un possibile risiko bancario, il quale non si è fermato solo nel Belpaese.

Infatti, se è vero che l’operazione Caixa Bank – Bankia è quasi alle battute finali, è anche vero che addirittura in Svizzera si vocifera la fusione tra due colossi della portata di UBS-Credit Suisse, con stop e ripartenze.

Appare evidente come in Europa si sta andando verso la direzione “più grande è migliore”. Tornando a casa nostra, quindi, appare altrettanto evidente come c’è una big che negli ultimi anni non ha guadagnato in grandezza ma addirittura ha perso valore. Porta il nome di Unicredit ed è al centro di rumor su possibili operazioni con altre banche.

Quali sono queste altre banche? Presto detto: sono due le prede possibili, per motivi differenti.

  1. Monte dei Paschi di Siena: la banca toscana è in mano dello Stato in questo momento e l’Europa ha chiesto di decidere se nazionalizzarla, facendola diventare a tutti gli effetti una banca pubblica, oppure cederla.
  2. Banco BPM: situazione molto differente per BPM, la quale ha conti in ordine, fin troppo in ordine, un valore basso di capitalizzazione e un azionariato troppo diffuso. Per certi versi ricorda proprio il profilo di UBI Banca prima dell’arrivo di Intesa.

Le voci di fusione tra MPS e Unicredit

Fermo restando che se ne parla da prima dell’estate, ma in questi giorni sono tornati alla ribalta i rumor.

Il primo chiacchiericcio, di qualche giorno fa, voleva MPS data in dote a Unicredit. Addirittura c’era chi sosteneva che Unicredit avesse chiesto di poter fare un’operazione copia di quanto fatto da Intesa con le banche venete in difficoltà (Banca Veneta e Banca Popolare di Vicenza), cioè la cessione a una cifra simbolica (1 euro nel caso delle venete) con l’accollo da parte dell’acquirente dell’onere delle pulizie, a fronte di un grosso sconto sulle imposte fiscali per gli anni a venire.

Tale rumor è girato un paio di giorni e poi si è spento da solo.

Unicredit acquisisce Banco BPM?

Ieri però è stato il turno di Banco BPM, la quale sarebbe entrata nell’orbita della stessa Unicredit, secondo un rumor lanciato da Milano Finanza.

Un’operazione che avrebbe molto senso per svariate ragioni:

  • Unicredit acquisendo Banco BPM si riavvicinerebbe alla quota di mercato di Intesa (circa 20%)
  • Unicredit, per la storia che ha avuto, è molto forte al centro e al sud Italia (eredità di Banco di Roma, Capitalia, Banco di Sicilia), BPM è forte al nord Italia e quindi darebbe uno slancio a un mercato che per Unicredit latita
  • BPM capitalizza meno del proprio valore di patrimonio netto, il che significherebbe avere del badwill positivo con il quale finanziare l’operazione (come fatto da ISP con UBI)
  • L’azionariato di BPM è molto frazionato: basti pensare che solo due azionisti superano il 2% di quota:
    • 4,99% per Capital Research and Management Company
    • 2,57% per Invesco Ltd

Appare evidente quindi che con zero azionisti con la forza di opporsi e di ostacolare l’operazione, con un goodwill niente male e con una posizione di mercato allettante, sarebbe l’operazione perfetta.

Cosa c’è di vero?

Difficile dirlo, però c’è da dire che il mercato crede più all’operazione BMP/Unicredit che a quella che includerebbe MPS. Almeno guardando le reazioni di BPM e di MPS nel giorno dell’uscita dei rumor, con BPM in gran spolvero ed MPS che quasi non ha avuto scossoni.

C’è da dire che l’operazione con BPM ha un senso economico, invece l’operazione con MPS, a meno di regalo enorme da parte dello Stato (e questo governo non pare intenzionato a fare regali), è veramente insensata, sia per una questione puramente economica, sia per la sovrapposizione in molti mercati.

In tutto ciò, il CEO di Unicredit, Jean Pierre Mustier, pare riluttante a qualsiasi operazione di questa portata. Inoltre già in mattinata BPM ha smentito che ci siano operazioni del genere sul tavolo.