Piazza Affari
La vendita di Piazza Affari da parte di LSE

L’anticipazione è stata fatta da Milano Finanza, il quale, già a giugno, segnalava come l’antitrust europeo, vista l’acquisizione di Refinitiv da parte di LSE, avrebbe potuto chiedere la cessione di Borsa Italiana al player inglese.

Così è stato e, con decisione di fine luglio, London Stocks Exchange ha messo in vendita la property italiana.

Sin da giugno lo Stato italiano, prevedendo la possibilità, ha iniziato a lavorare a un possibile rientro di Borsa in mano italiana. In particolare è stata attivata la sempre presente Cassa Depositi e Prestiti la quale, con una cordata, ha il compito di riportare nel Bel Paese l’asset Borsa Italiana.

Lavoro non semplice poiché c’è l’interessamento anche di Euronext (la borsa francese) e di Deutsche Boerse (la borsa tedesca), molto interessate a far entrare Borsa Italiana nel loro hangar.

Cosa è Borsa Italiana e perché è in mano a LSE?

Andiamo però con ordine e cerchiamo di raccontare tutta la storia: Borsa Italiana SpA è l’azienda che gestisce il listino di Piazza Affari.

Borsa Italiana, al suo interno, ha:

  • MTA (Mercato Telematico Azionario) che si occupa di gestire lo scambio azionario e obbligazionario, oltre a warrant, options e tutti i derivati.
  • MTS (Mercato dei Titoli di Stato): si tratta della sola piattaforma per lo scambio dei Titoli di Stato italiani
  • IDEM (Italian Derivatives Market) che si occupa di gestire gli scambi di derivati e che a sua volta è suddiviso su due segmenti
    • IDEX (Italian Derivatives Energy Exchange): mercato dell’energia
    • AGREX (Agricultural Derivatives Exchange): mercato di merci agricole
  • Elite che è un programma manageriale, sostenuto da Confindustria, per affiancare le imprese che hanno bisogno di assistenza e tutoring. Elite conta circa 1.500 aziende che orbitano intorno a questo programma
  • ETFPlus che permette di negoziare fondi comuni, ETF, ETC ed ETN
  • MOT e SeDeX che si occupano dello scambio di obbligazioni e di certificati

Fondata nel 1808, Borsa Italiana SpA è nata nel 1998 a seguito della privatizzazione di tutte le borse europee e si è fusa con LSE (la borsa di Londra) il 23 giugno 2007.

Perché LSE vende Borsa Italiana?

Il London Stock Exchange non aveva nessuna intenzione di vendere l’asset italiano. Questa operazione gli è stata imposta dall’antitrust europeo a seguito dell’acquisizione di Refinitiv.

Refinitiv è una piattaforma di dati finanziari in mano a Blackstone (55%) e Thomson Reuters (45%); l’acquisizione da parte di LSE è stata annunciata ad agosto del 2019 e da subito si è iniziato a ragionare sul deal e sulle problematiche antitrust.

In realtà l’authority europea ha dato indicazioni per la cessione di uno degli asset europei appartenuti a LSE; ma per modalità e per indicazioni appare molto evidente che l’indiziato è proprio Borsa Italiana.

Il tutto si inserisce anche nella migrazione dovuta alla Brexit che porta l’antitrust europeo (e non solo) a non desiderare un asset come Borsa Italiana in mano a una società britannica.

LSE, da parte sua, vorrebbe vendere il meno possibile, per questo motivo ha offerto la possibilità di vendere uno spezzatino, con la sola cessione di MTS (la piattaforma per lo scambio dei titoli di Stato italiani), oppure l’intera Borsa Italiana.

Qual è il ruolo del Governo Italiano?

Il Movimento 5 Stelle sta dando un’impronta precisa al proprio operato: le infrastrutture devono essere in mano a operatori nazionali, ancora meglio se aziende pubbliche. È stato fatto con Autostrade per l’Italia, tolta ai Benetton per essere consegnata in mano pubbliche, verrà fatto con Borsa Italiana, che non è propriamente un’infrastruttura ma che gestisce tutte le obbligazioni del debito pubblico italiano, oltre a gestisce gli scambi di grandi aziende italiane controllate dal pubblico (ENI, Enel, Poste Italiane, ecc).

Per questo motivo quando, all’alba del 2020, l’esecutivo ha fiutato la possibilità di riacquisire la Borsa, sono scattate le operazioni, con la discesa in campo di Mediobanca, la quale ha disegnato un piano che intreccia Cassa Depositi e Prestiti, il Ministero delle Finanze, i francesi di Euronext e una cordata di attori professionali italiani, tra gli altri i rumor suggeriscono Intesa Sanpaolo, fresca di acquisizione di UBI Banca (operazione sempre seguita da Mediobanca).

Inoltre, per avere qualche vantaggio, il governo ha paventato l’introduzione del Golden Power, che protegge tutti gli asset strategici per l’Italia (e ovviamente la Borsa lo è) e ha dato più poteri alla Consob, attraverso il decreto di Agosto 2020.

Tra i poteri attribuiti alla Consob c’è quello di esaminare player che vorranno scalare aziende strategiche per l’Italia, con quote dal 10 al 50%. In particolar modo, Consob dovrà essere avvisata preventivamente in caso di scalata che determini il controllo di un’azienda strategica e l’authority italiana ha il diritto di esaminare e bloccare la scalata.

Insomma, grazie a questo decreto, la Consob potrà bloccare la scalata su Borsa Italiana da parte di qualunque player che non sia gradito al governo.

Le date delle operazioni

Nel mentre LSE non aspetta certo il Governo Italiano per raccogliere le offerte per Borsa Italiana.

Il 18 agosto 2020 ha comunicato le date ufficiali per la presentazione delle offerte non vincolanti sul solo MTS (21 agosto) e per la presentazione delle offerte su tutta Borsa Italiana (11 settembre).

Sembra che nessun player in campo voglia acquistare il solo MTS e fare uno spezzatino di Borsa, quindi ci si aspetta che il vero tavolo su cui giocare sarà quello dell’11 settembre.

I rumor sull’offerta combinata Euronext/CDP

Sin dalle prime battute si è registrato l’interesse di Euronext per l’asset italiano, operazione che andrebbe nella direzione di creare un vero mercato pan-europeo delle azioni e delle obbligazioni.

Stéphane Boujinah, Amministratore Delegato di Euronext, già all’alba di febbraio, metteva in chiaro le intenzioni dei francesi.

Chi è Euronext

Euronext è la società che gestisce i mercati finanziari francesi e che negli anni ha adottato una strategia europea, inglobando le borse Parigi, Amsterdam, Oslo, Bruxelles, Lisbona e Dublino.

Appare evidente come con l’ingresso di Piazza Affari Euronext sarebbe il vero mercato europeo.

L’offerta combinata Euronext / Cassa Depositi e Prestiti

Vista l’insistenza dei francesi e la volontà degli italiani, la miglior strategia è quella di unire le forze e proprio in questa direzione andrebbero gli sforzi di Mediobanca.

Il merchant italiano, infatti, negli ultimi anni ha lavorato a stretto contatto su operazioni sull’asse italo-francese (Essilor – Luxottica e FCA – PSA su tutte) e l’esperienza ha insegnato come la cooperazione europea possa semplificare le operazioni.

I rumor vogliono un’offerta congiunta tra Cassa Depositi e Prestiti ed Euronext con gli italiani che prenderebbero il completo controllo di Borsa Italiana per poi farla confluire nel paniere europeo di Euronext.

Proprio Cassa Depositi e Prestiti, con la fusione in Euronext, dovrebbe arrivare a un controllo della nuova entità paritario con la CDC, la equivalente francese di CDP, che oggi è il principale azionista di Euronext con l’8% di quote. I rumor suggeriscono che l’operazione su Borsa venga fatta congiuntamente, così da avere circa l’8% sia per CDC che per CDP.

Si svilupperebbe quindi un player europeo, controllato in maggioranza dalla cassa italiana e da quella francese, con azionariato che includerebbe gli olandesi, portoghesi e i belga, oltre a player finanziari terzi che partecipano alle operazioni (come per esempio Intesa Sanpaolo se sarà parte dell’operazione).

Accanto all’operazione per i francesi ci sarebbero Jp Morgan e Mediobanca, mentre per gli italiani la sola Mediobanca.

L’offerta di Deutsche Boerse

Oltre ai francesi e agli italiani c’è da registrare l’interesse dei tedeschi di Deutsche Boerse, interessati a portare in terra teutonica anche la borsa italiana.

I rumor suggeriscono che per i tedeschi in campo ci sia Citi Bank, la quale potrebbe aver incluso nell’operazione anche Six, la borsa svizzera che poco tempo fa ha acquisito la borsa di Madrid. Si vocifera anche di un interessamento di Allianz, che supporterebbe l’operazione.

Un’offerta congiunta di Germania e Svizzera potrebbe rappresentare una possibile unione dei due player elvetici e tedeschi, così da creare un’unica holding in grado di contenere il mercato degli scambi svizzero, tedesco, italiano e spagnolo.

Proprio Deutsche Boerse, nel 2015, aveva provato la fusione con LSE, merge che avrebbe portato ad avere una delle più grandi piattaforme di scambio al mondo, peccato che si intraversò sempre l’antitrust europeo che rilevava forti monopoli su vari mercati.

Il valore di Borsa Italiana SpA

Ovviamente un’operazione del genere non è solo politica ma principalmente economia e finanza. Proprio sui numeri si sta cercando di capire quale sarà la quadra.

LSE aveva acquistato nel 2007 Borsa Italiana per circa 1,6 miliardi di euro. Dopo 13 anni quell’asset si è rivalutato e la quotazione attuale si potrebbe aggirare, secondo Bank of America, intorno a 3,3 miliardi di euro. Stessa cifra viene indicata da Credit Suisse, che però dà un range un po’ più largo, cioè tra 3,3 e 4,3 miliardi di euro.

Piazza Affari quindi permetterà a LSE di mettere a bilancio una bella plusvalenza, oltre a far scattare la luce verde sull’operazione Refinitiv.

Le prime offerte arrivano per MTS

Il 21 agosto arrivano le prime offerte per l’MTS, che hanno il sapore dell’antipasto e non certo della portata principale.

Gli schieramenti si rivelano 3 e non due come si pensava: la svizzera Six corre da sola.

I 3 pretendenti sono quindi:

  1. Cassa Depositi e Prestiti con i francesi di Euronext
  2. Deutsche Boerse
  3. Six

Sin dalle prime battute i tedeschi di Deutsche Boerse provano a fare cerchio in Italia, provando a selezionare una cordata di imprenditori e aziende che diano uno zoccolo tricolore all’operazione, così da spostare l’asse del governo verso posizioni più neutrali.

Gli svizzeri di Six potenzialmente sono in posizione di favore, non dovendo fare, a differenza dei tedeschi, alcun aumento di capitale per portare a termine l’operazione e avendo già affrontato l’acquisizione della Borsa di Madrid.

Ma queste offerte per MTS, come già detto, sembrano solo riscaldamento, poiché le vere offerte per l’intera Borsa Italiana arrivano l’11 settembre.

Trattativa in esclusiva con Euronext

Alla fine, per questioni tecniche, la data ultima per presentare le offerte è stata portata al 14 settembre e LSE ha preso poco tempo per decidere.

Infatti, il 18 settembre, solo 4 giorni dopo l’offerta, LSE con una nota ha comunicato l’intenzione di trattare in esclusiva con la cordata Euronext-CdP-Intesa San Paolo.

Parrebbe fatta per la cordata italo-francese, in attesa comunque della conclusione dell’operazione.

Borsa Italiana ceduta a Euronext

Alla fine in ottobre del 2020, LSE cede Borsa Italiana alla cordata francese di Euronext. Lo schema dell’operazione prevede che sia Euronext a pagare per l’acquisizione con lo Stato Italiano che entrerebbe nel listino con sede a Parigi.

In particolare Cassa Depositi e Prestiti arriverebbe al 7,3% (pari della Cassa francese) e con Intesa Sanpaolo al 1,3%.

Si attendono i via libera da tutte le authority per procedere alla fusione.

I dubbi degli italiani

Sin da ottobre, in Italia, l’operazione viene vista di cattivo occhio, con i francesi che sostanzialmente terrebbero in mano il listino, il quale aumenta le equity di un quarto, rispetto a quelle che sono presenti in Europa, che dovrebbe diventare pan-europeo ma che potrebbe in realtà essere Parigi-centrico.

Ad aprile del 2021 aumentano le pressioni sul governo Draghi per poter avere più peso nella nuova struttura, con la Commissione Finanza di Montecitorio che presenta una lettera al Governo, chiedendo decisione e azione.

In particolare tutti i partiti di maggioranza si schierano a favore di un rafforzamento del peso gestionale nella nuova azienda.

Integrazione avvenuta

Con un comunicato stampa abbastanza stringato, a fine aprile del 2021, Borsa Italiana annuncia l’integrazione all’interno di Euronext:

Il Gruppo Borsa Italiana è lieto da oggi di entrare a far parte di Euronext creando così la principale infrastruttura di mercato paneuropea, che collega le economie locali ai mercati dei capitali globali.

Euronext e il Gruppo Borsa Italiana che comprende oltre a Borsa Italiana anche CC&G, Monte Titoli , MTS, ELITE e Gatelab uniscono le forze.

Comunicato stampa integrazione Borsa Italiana in Euronext