Google è forse l’azienda più importante sul Web, ciò per il semplice motivo che non esiste essere umano al mondo che, usando almeno una volta Internet, non abbia utilizzato i servizi di Big G. Servizi offerti agli utenti in modo completamente gratuito e quindi la domanda potrebbe sorgere spontanea: come guadagna Google? Chi paga per avere i servizi Google? Come fa Alphabet, la casa madre di Google, a realizzare ricavi e quindi utili?
Cos’è Alphabet?
Partiamo dalla prima domanda, cioè cosa è Alphabet. In origine esisteva Google, la quale negli anni aveva realizzato delle acquisizioni (forse la più importante di tutti fu YouTube), sotto la grande G si sviluppavano decine di servizi e brand (Analytics, Gmail, YouTube, Android, ecc), un bel problema gestire il tutto con una sola azienda e riuscendo a tenere i servizi suddivisi. Un problema non solo in termini economici ma anche di concorrenziali e di antitrust; infatti le authority mondiali si stavano interessando al monopolio creato da Google, praticamente su tutto il digitale.
Il rischio era quello di un ordine di spezzatino, cioè che qualche authority avrebbe obbligato Google a suddividere l’azienda in uno spezzatino di miniaziende, le quali, a quel punto, avrebbero avuto difficoltà a usare una logica di scala.
Per risolvere tale problema, Sergey Brin e Larry Page, fondatori di Google, fecero visita a Warren Buffett, uscendone entusiasti e con un’idea, replicare quanto fatto dall’oracolo di Omah con la sua Berkshire Hathaway.
Nacque così Alphabet, che riuniva al proprio interno Google, DeepMind, Waymo e altre aziende. I capisaldi erano pochi e semplici: autonomia ai CEO delle aziende, indipendenza finanziaria e supervisione minima.
Alphabet è quindi un conglomerato di aziende, dove chiaramente Google è l’azienda principale. Si concentra sul mondo tech, offrendo software, soluzioni/servizi legati a Internet, al cloud computing e all’intrattenimento/streaming, oltre ai sistemi operativi, al gaming, all’hardware e molto altro ancora.
Il principale core business dell’azienda è quello della vendita di spazi pubblicitari, ma se fino a una decina di anni fa era, praticamente, l’unica revenue stream, negli ultimi tempi Alphabet si sta concentrando nella diversificazione degli introiti.
Vista la grandezza e la complessità di Alphabet, possiamo dire praticamente che chiunque abbia un interesse su Internet vedrà Google come competitor, ma anche come partner. Tra i principali competitor per grandezza troviamo certamente Microsoft (su office automation, motori di ricerca e sistemi operativi), Apple (su sistemi operativi mobile e hardware), Facebook (sugli introiti pubblicitari), Amazon (sul mondo del cloud e su payments).
Se allarghiamo l’orizzonte, dando una vista a tutti i servizi tech, ci rendiamo conto come anche Netflix sia competitor di YouTube per lo streaming, piuttosto che Adobe per i sistemi di Analytics e la lista potrebbe continuare per ore.
I dati finanziari di Alphabet
Fin qui abbiamo visto cosa sia Alphabet, ma non ci siamo ancora addentrati sui numeri, infatti se guardiamo gli ultimi bilanci dell’azienda, ci rendiamo subito conto come si tratti di un’azienda che cresce molto velocemente. Infatti l’esercizio 2017, giusto per dare qualche riferimento, è stato portato a termine con ricavi per 110,8 miliardi e utili per 12,6 miliardi; se confrontiamo questi dati con l’ultimo bilancio, quello del 2020, ci rendiamo conto come, nonostante il Covid, l’azienda sia arrivata quasi a raddoppiare i dati di ricavi (182,5 miliardi) e quasi quadruplicare quelli di utile (40,3 miliardi).
E se un’azienda che offre soluzioni gratuite registra 40 miliardi di utili in un anno, sicuramente c’è da approfondire da dove arrivino questi soldi.
I segmenti di Alphabet
Alphabet ha suddiviso le sue attività in tre segmenti specifici:
- Google Services
- Google Cloud
- Other Bets
Per ognuna delle quali, nelle trimestrali, offre il dettaglio economico.
I servizi di Google (Google Services)
Si tratta del principale segmento per quanto riguarda le revenue e include: annunci ads, Android, Chrome, Hardware, Google Maps, Google Play, Search, Youtube e altre attività minori.
Diciamo che si tratta del principale segmento poiché, guardando l’esercizio 2020, ci si rende subito conto come questo abbia generato il 92% dei ricavi totali dell’azienda.
All’interno del segmento stesso le revenue da fonte advertising, rappresentano l’87% di quelle totali. In pratica nell’esercizio 2020 la pubblicità ha rappresentato l’80% delle revenue totali di Alphabet.
Google Cloud
La piattaforma Cloud di Google rappresenta la risposta di Mountain View ad Azure di Microsoft e ad AWS di Amazon; benché sia un prodotto molto ben strutturato, è ancora il terzo player sul mercato in quanto a clienti.
Alphabet sta puntando molto su questo settore che potrebbe rappresentare quello a più alto tasso di crescita negli anni a venire.
In questo settore, oltre alla pura piattaforma cloud, con tutti i servizi a essa collegati, rientra anche la suite Google Workspace, precedentemente conosciuta come G Suite e Google Docs for your business.
Questo segmento rappresenta il 7% dei ricavi totali di Alphabet e già nell’esercizio 2020 ha rappresentato il segmento a più rapida crescita (+46,4% rispetto ai 12 mesi precedenti). Il gap con i competitor, però, rende questo segmento non ancora redditizio, le perdite in questo segmento, infatti, hanno toccato i 5,6 miliardi di dollari.
Other Bets
Il terzo settore è quello che conta decisamente di meno nella struttura di Alphabet, raccogliendo solo le briciole. All’interno di questo settore sono presenti delle tecnologie ancora da laboratorio, come per esempio le attività per la guida autonoma Waymo, piuttosto che il cloud gaming Stadia.
Essendo ad alto livello di ricerca e sviluppo, da questo segmento Google difficilmente ci vorrà ricavare denaro, quanto tenerlo come laboratorio continuo di nuove tecnologie. Non stupisce quindi la perdita da 4,5 miliardi registrata nell’esercizio 2020.
Nuovi settori?
Vari analisti si sono chiesti, a inizio 2021, se non fosse il caso di creare nuovi settori all’interno di Alphabet, in particolar modo perché l’acquisizione di Fitbit, quindi di un’azienda che produce prodotti wearable, mal si concilia con i settori già esistenti.
In particolare, l’idea di qualche analista, è che Google dovrebbe creare almeno altri 2 settori, uno legato alla mobilità, nel quale far confluire il mondo Android e il nuovo acquisto Fitbit; l’altro legato alla tecnologia per la casa, nella quale far confluire tutti i prodotti Nest, insieme a Google Home e i sistemi di domotica.
Come guadagna Google?
Siamo quindi ancora con la domanda iniziale, dopo aver visto la struttura e la genesi di Alphabet, ancora bisogna capire da dove guadagna veramente Google.
In parte abbiamo già dato risposta a questa domanda, sottolineando come l’80% dei ricavi totali dell’azienda arrivano dal mondo dell’advertising, e in questo contesto si annoverano certamente gli ads presenti sul motore di ricerca stesso, ma anche il sistema Google Marketing, con i vari DFP e i sistemi per il bidding pubblicitario. Ma non solo, perché all’interno del canale ads c’è anche la rivendita di spazi pubblicitari su Google Play Store, quelli legati agli adv presenti all’interno delle varie app di proprietà, come Googl Maps, piuttosto che Waze e quelle che, certamente, arriveranno grazie agli assistenti domestici.
Il restante 20% è suddiviso tra:
- servizi professionali, come:
- i servizi cloud
- la rivendita di maps ad aziende
- le licenze su Google Analytics
- altre decine di fonti di revenue
- servizi B2C, come:
- l’in-app nelle applicazioni per Android
- il mondo payments
- altre decine di applicazioni su cui l’utente lascia del denaro senza rendersene nemmeno conto
GOOGL o GOOG, quale scegliere?
Infine una curiosità, che però può lasciare molti dubbi in un investitore che si sta affacciando a questa azione. Ne avevamo già parlato qualche tempo fa della differenza tra GOOGL e GOOG, infatti le azioni Alphabet si suddividono in tre classi differenti:
- Classe A, rappresentati dal ticket GOOGL, che hanno diritto di voto
- Classe B, non vendibili pubblicamente quindi senza ticket, che hanno un moltiplicatore 10x sui diritti di voto
- Classe C, rappresentati dal ticket GOOG, che hanno zero diritti di voto
Se non avete intenzione di presentarvi nell’assemblea degli azionisti difficilmente per voi ci sarà una differenza tra classe A e classe C. Le azioni di Classe B, invece, non sono accessibili al grande mercato e sono riservate ai fondatori e a soci di rilievo, ma rappresentano una piccolissima percentuale nel panorama totale.