Facebook e Twitter colpiti dalla campagna Stop Hate For Profits
Facebook e Twitter colpiti dalla campagna Stop Hate For Profits
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Quando un’azienda come Unilever, che è una potenza mondiale con decine di brand di largo consumo, o un brand storico come Coca Cola decidono di boicottare i social, vuol dire che un’evoluzione sociologica sta avendo atto.

Con un comunicato di venerdì 26 luglio, l’azienda anglo olandese Unilever ha deciso di non investire più in pubblicità sulle pagine dei social network più comuni, in particolare su Facebook, Twitter e Instagram.

Stessa cosa comunicato sempre ieri da Coca Cola, che però ha limitato lo stop a un mese.

Ciò poiché alle aziende non piace il fatto che questi colossi non facciano nulla per impedire la violenza che su quei social vive incontrastata. Tutte le aziende stanno abbracciando la campagna Stop Hate for Profit.

Unilever conferma l’intero budget pubblicitario ma lo destinerà ad altri player del mercato.

Un duro colpo per l’azienda di Mark Zuckerberg, anche perché Unilever e Coca Cola non sono le sole ad aver intrapreso questa strada. Già Verizon e North Face hanno abbracciato questa causa lanciata da varie associazioni per la tutela dei diritti civili, ma come detto guidata da Stop Hate for Profit.

Facebook e compagnia dovranno fare a meno di brand come:

  • Lipton
  • Algida
  • Bertolli
  • Calvé
  • Knor
  • Cif
  • Coccolino
  • Svelto
  • Dove

Se questa tendenza dovesse continuare e altre aziende prendere le medesime decisioni, per Facebook e Twitter ci sarebbero dei seri problemi da gestire.

Ricordiamo infatti che la (quasi) unica revenue stream per questi player è proprio la pubblicità.

Da dove nasce la protesta?

La scintilla che ha fatto partire il tutto è stata la morte dell’americano George Floyd.

A seguito di questa morte, come sappiamo, negli Stati Uniti sono iniziate proteste violente e l’odio ha invaso i Social Network.

La Anti-Defamation League e la National Association for the Advancement of Colored People, rispettivamente una grande ONG americana contro le discriminazioni razziali e una delle più influenti associazioni per i diritti civili degli afroamericani, si sono unite e hanno creato la campagna Stop Hate For Profits.

La campagna chiede a chi investe pubblicità in adv sui Social di boicottare per un periodo le inserzioni sui Social.

Evoluzione della campagna Stop Hate For Profits

Update del 28 giugno 2020: anche Starbucks ha deciso di boicottare i social network e di unirsi a Unilever e Coca Cola.

Update del 29 giugno: la lista si allunga e alle già citate Starbucks, Coca Cola e Unilever si aggiungono altre società come Levi Strauss, la quale in una nota spiega:

Facebook non è ancora riuscita a fermare la diffusione della disinformazione e dell’odio sulle su piattaforme. Crediamo che questa inattività non faccia altro che alimentare il razzismo e la violenza e che abbia il potenziale per minacciare la nostra democrazia e l’integrità delle nostre elezioni

Nota di Levi Strauss per il boicottaggio di Facebook

Oppure la divisione americana di Honda che dice:

Per tutto il mese di luglio, la divisione americana di Honda toglierà le proprie inserzioni da Facebook e Instagram, schierandosi al fianco delle persone unite contro l’odio e il razzismo

Nota di Honda per il boicottaggio a Facebook

Al momento la lista delle aziende che ha abbandonato Facebook, a tempo indeterminato o temporaneamente, è:

  • Unilever
  • Coca Cola
  • Starbucks
  • Levi Strauss
  • Honda (divisione americana)
  • North Face
  • Patagonia
  • Mozilla
  • Upwork
  • Arc’teryx
  • Ben & Jerry’s
  • Beam Suntory
  • Dashlane
  • Eddie Bauer
  • Eileen Fisher
  • Hershey’s
  • JanSport
  • Magnolia Pictures
  • REI
  • Verizon

Update del 01/07/2020: continua ad allargarsi sempre più il fronte delle società che boicotteranno Facebook. Secondo varie stime saremmo già intorno alle 240 imprese che hanno deciso di dire basta temporaneamente o definitivamente a Facebook.

Oltre a quelle già elencate i nomi nuovi sarebbero:

  • Ford
  • Adidas
  • HP
  • Lego
  • Microsoft

Ma il problema potrebbe essere molto più grosso per Facebook poiché, come pubblicato dal FT, che riprende una ricerca della World Federation of Advertisers, il 41% delle società intervistate sta valutando come sospendere le pubblicità.

Ricordiamo che la principale revenue stream per Facebook è proprio l’advertising e un blocco del genere potrebbe danneggiare, e non di poco, i conti trimestrali della società, oltre all’immagine stessa.