Per comprendere quali siano le aziende quotate in borsa più esposte tra Russia e Ucraina basta guardare le perdite oggi. Così facilmente si notano:
- Buzzi Unicem
- Intesa Sanpaolo
- Pirelli
- Unicredit
In una giornata dove tutte le aziende quotate stanno perdendo capitalizzazione, sono queste 4 quelle che in mattinata stanno facendo peggio. Il perché è presto detto, in un modo o nell’altro sono esposte nell’Est Europa e quindi una destabilizzazione non giova ai loro conti.
Se allarghiamo lo sguardo all’Europa troviamo nella lista anche:
- Francia
- BNP Paribas
- Compagnie de Saint Gobain
- Renault
- Societe Generale
- Germania
- Delivery Hero
- Deutsche Bank
- HeidelbergCement
Tutte queste azioni, nel momento in cui stiamo scrivendo, perdono oltre il 7% del loro valore. Sembra “salvarsi” la Gran Bretagna che non registra cali oltre il 5%.
Passando agli indici:
- €STOXX 50: -4,36%
- DAX: -4,28%
- CAC40: -4,21%
- FTSE MIB: -4,16%
- IBEX: -3,66%
- MOEX (Russia): -29,57%
Le aziende italiane con affari in Russia e Ucraina
Tornando per un attimo a casa nostra, Buzzi Unicem già durante la presentazione dei risultati trimestrali aveva anticipato che il giro d’affari, sviluppato nelle due nazioni, corrispondeva a 334,4 milioni di euro, con la società che ha dato ricavi preliminari, sul 2021, di 3,45 miliardi. In pratica circa il 10% del giro d’affari è in quei due paesi, non stupisce quindi che stia perdendo il 9%.
Non va certo meglio alle banche, con Unicredit e Intesa che sono tra gli istituti finanziari europei più esposti. Il quadro emerge da una ricerca di Credit Suisse, che mette in evidenza come gli istituti italiani, al pari di quelli francesi, hanno esposizioni nelle due nazioni per circa 30 miliardi. Francia e Italia precedono l’Austria che conta circa 22-23 miliardi di esposizioni.
Unicredit è la più esposta (terza in Europa), considerando che, dalla fusione con Hvb, eredita 2 milioni di clienti retail e 30 mila corporate, con 72 sportelli e un giro di prestiti di 8 miliardi di euro.
Va leggermente meglio a Intesa, che con la Russia ha intense attività di scambio e possiede 28 filiali, in questo caso gli asset si fermano a circa 1 miliardo.
Pirelli ha dichiarato che la Russia non peserà, ma il risultato odierno è più legato alla presentazione dei conti.
Le aziende europee più esposte alla crisi ucraina
La banca più esposta in assoluto è l’austriaca Raiffeisen Bank International, che ha una quota di ricavi del 20% nella sola Russia e, se si guardano i prestiti, l’istituto austriaco ha prestiti per oltre 10 miliardi sommando le due nazioni.
Al secondo posto troviamo Societè Generale, con una quota di affari intorno al 4% e prestiti per 8,7 miliardi.
Da registrare anche le posizioni della britannica BP che possiede una partecipazione del 19,75% in Rosneft, compagnia petrolifera controllata dal Governo russo. Sempre sulla tematica energica subisce anche Shell che detiene il 27,5% in Sakhalin 2, impianto russo di GNL.
Renault è la casa automobilista più esposta, con un giro d’affari dell’8% dell’EBIT sviluppato in Russia. Continuando con la Francia, da registrare il 6% di vendite di Danone in Russia.
La tedesca Metro AG ha 93 negozi in Russia, per un giro d’affari del 10% e del 17% sul profitto. Sempre rimanendo in Germania e nel settore food, da registrare la presenza, sin dal 2012, di Delivery Hero.
Infine c’è la danese Carlsberg che possiede il 40% di Baltika, il più grande produttore di birre in Russia. Non si salva nemmeno la neutrale Svizzera, con Nestlé che possiede 6 fabbriche in Russia e ha vendite per 1,7 miliardi.